Ok sono qui per provare a scrivere la recensione di “vita nostra” di… i nomi degli autori li trovate nella scheda in alto, non chiedetemi di riscriverli, vi voglio bene. Allora… parto col dirvi che questo è il romanzo più strano che io abbia letto in 32 anni e vi assicuro che io ho letto VERAMENTE di tutto. È un libro che supera le 500 pagine, senza capitoli, diviso in tre parti di 170 pagine l’una… quindi per leggerlo dovrete inventarvi una strategia… la mia? 50 pagine al giorno per 10 giorni e passa la paura. No, non è vero, cioè sì la strategia è vera ma non è vero che passa la paura.
Scheda Tecnica

- Titolo: Vita Nostra
- Autore: Marina Djachenko e Sergej Djachenko
- Editore: Fazi Editore
- Data pubblicazione: 30 settembre 2021
- Genere: Fantasy
- Copertina flessibile: 400 pagine
- Cartaceo: 17,10 euro
- Ebook: 9,99 euro
Trama
Traduzione di Silvia Carli e Denise Silvestri
Durante le vacanze estive, la giovane Saška viene avvicinata da un uomo che la costringe a eseguire una serie di compiti a dir poco bizzarri. La ragazza è spaventata ma non ha altra scelta se non obbedire, ricevendo in cambio dei gettoni d’oro con un marchio sconosciuto. Gli incarichi continuano e le monete si moltiplicano; l’autunno successivo, invece di iscriversi alla facoltà di Filologia come ha sempre sognato, Saška viene infine obbligata ad allontanarsi da casa per raggiungere l’Istituto di Tecniche speciali. Non è una scuola come le altre: i libri risultano incomprensibili, gli insegnanti negano qualsiasi spiegazione e gli studenti più grandi sembrano sempre altrove con la mente. La classe del primo anno prova a restare unita di fronte al rigore quasi crudele dei professori, mentre Saška trova conforto nell’amicizia con Kostja, un ragazzo sensibile che, come lei, vuole solo rimanere a galla per scongiurare terribili conseguenze. Nonostante tutto, Saška è sempre più attratta dalle lezioni e la sua improvvisa fame di sapere la trascina in uno studio ossessivo: quando diventa la migliore del suo corso, il severo e magnetico tutor Farit la prende sotto la sua ala e la spinge a sperimentare cose che Saška non avrebbe mai immaginato di poter fare. Non ci sono però solo giorni esaltanti costellati di progressi, ma anche estenuanti momenti di crisi e metamorfosi inaspettate: il sapere arcano e fondamentale che Saška insegue ha un prezzo molto alto, e lei deve decidere se è disposta a lasciare indietro tutta la sua vita precedente, incluse le persone a cui tiene di più.
Recensione
Cerchiamo di capire per chi NON È questo libro: per chi non ha mai letto fantasy (non potete iniziare con questo, cioè seriamente, non fatelo), per chi ha una bassa soglia dell’attenzione (dopo tre pagine lo chiuderete pensando ad un errore di traduzione), per chi è esageratamente impressionabile e ansioso (ok quindi io non avrei dovuto leggerlo ma a me nessuno mi ha avvisata), per chi cerca storie lineari, con intrecci amorosi (che non mancano ma manco ci sono davvero e quindi boh non lo so… ci stanno gli intrecci d’amore? So confusa), per chi non vuole perdersi nelle pagine, interrogandosi ad ogni rigo, odiando profondamente questo libro senza tuttavia riuscirsene a staccare e sentendone la mancanza una volta finito.
Allò… di che parla? Di che parla? Non lo so. Cioè lo so, ma non so se ve lo posso dire, partiamo dalle cose semplici: è un libro scritto davvero molto bene, i dialoghi sono pochi e funzionali, la maggior parte del volume gira intorno al processo di crescita e “metamorfosi” della protagonista, Saska Samochina, una ragazza che, a 17 anni, viene prelevata dalla sua vita normale con sua madre, fatta di vacanze al mare, studio, preparazione universitaria e catapultata a Torpa, un paesino sconosciuto dove frequenterà una scuola orribile per diventare… non si sa.
Cioè io ora lo so ma mica ve lo posso spoilerare? Non è la classica scuola di magia con bacchette magiche e pozioni colorate, anzi, la parola magia è proprio sbagliata per questo libro, è una scuola che basa la sua educazione sulla paura che riesce ad instillare in ogni studente ed è quella paura che spingerà Saska a diventare la studentessa migliore di tutto l’istituto.
Non solo sulla paura, in realtà, ma anche sul dubbio: tutti studiano, per paura, ma non sanno cosa studiano e perché, assurdo? Non avete ancora visto nulla. Nonostante ciò, detta così sembra una storia quasi normale ma vi ripeto che di normale non c’è assolutamente nulla. I personaggi sono tutti caratterizzati molto bene, le descrizioni sono stupefacenti soprattutto in certi punti, gli autori sono stati davvero bravi a mantenere viva la fiamma della curiosità per tutto il volume, dalla prima all’ultima pagina, in un climax di stupore e orrore.
Non ci sono mostri, se è questo che vi state chiedendo, o almeno non i mostri canonici (e anche qui non posso dirvi altro, parafrasando un personaggio “non siete ancora pronti”) è un tipo diverso di terrore, qualcosa di psicologico. Pensate che non ho sottolineato una frase e non ne riporterò nessuna, ho deciso così perché ogni frase potrebbe essere, involontariamente, uno spoiler, perché onestamente non saprei quale frase riportare e perché nessuna frase, decontestualizzata, potrebbe rendere il (non)senso di questo volume. È un libro che vi smuove dentro, per tutto il tempo di lettura ho provato ansia, angoscia, preoccupazione, fastidio, è un testo conturbante, inquietante, a tratti insopportabile ma ci permette di provare (quasi) le stesse emozioni di Saska, lei provava le stesse emozioni di fronte ai suoi libri di testo ma, andando avanti, comprendendoli, inizia ad ammirarli e anche io ho ammirato questo libro, trovandolo a tratti geniale ma, verso ls fine, ho cambiato idea.
Il finale è un finale aperto, ahimè, che mi ha lasciata con l’amaro in bocca, non è un vero finale, non l’ho ben capito, o meglio, non ho voluto capirlo, perché mi faceva male… fatto sta che, se non sbaglio, “Vita Nostra” è il primo di una trilogia, anche se non sono legati fra loro, solo che in Italia gli altri due non sono ancora arrivati e quindi che si fa? Non lo so. Si aspetta.
È un libro che mi ha aperto gli occhi sulla crescita interiore di ognuno di noi, sulle responsabilità che abbiamo verso noi stessi e verso gli altri, su come ogni nostra piccola scelta possa influenzare altre vite, sulla percezione alterata di noi stessi e della realtà, su ciò che crediamo di essere e ciò che, invece, siamo davvero, sui labili rapporti umani e d’amore (Kostia ♡) ma poi, alla fine, mi ha lasciato con l’amaro in bocca. È un libro che sembra essere stato lasciato a metà e dopo lo sforzo di leggere 510 pagine non ce lo meritavamo, è un libro che sembra volerci raccontare chissà cosa e poi, quando lo si chiude, ci si chiede: cosa ci ha raccontato?
È un libro che all’inizio lo si odia e, invece, arrivati quasi alla fine, si ha paura di chiuderlo e già si sente la mancanza anche dei personaggi più detestati come Portnov. È un libro che ci lascia con troppe domande, mi ero fatta delle idee su chi fosse cosa ma non ho ottenuto nemmeno uno straccio di risposta. È un libro con potenzialità altissime che però è troppo ermetico e, per questo, adatto davvero a un pubblico ristretto. Credo che siano state proprio queste sue particolarità a lanciarlo in alto ma, se devo essere onesta, ho letto fantasy più belli, fantasy con una storia vera alla base, perché io la vera storia di Vita Nostra … sì, l’ho capita ma… non mi piace.
Penso che questo libro abbia avuto successo proprio perché da molti non è stato compreso, un po’ come la favola del re nudo, la conoscete? Due finti sarti per frodare un vecchio monarca, si fanno pagare in oro e pietre preziose per cucirgli un abito che solo le persone intelligenti possono vedere, dunque nessuno ha il coraggio di dire la verità cioè che il Re è nudo, per non passare come gli stolti della situazione. Mi sembra che con Vita Nostra sia accaduto lo stesso, tutti a dire che è grandioso solo perché alcuni autori famosi lo hanno particolarmente apprezzato, ma è grandioso davvero? Sono indecisa.
A metà libro, anzi un po’ oltre la metà anche io lo credevo grandioso e l’ho consigliato a molti amici ma ora, dopo averlo finito, vi dico solo che è un romanzo decisamente singolare, a tratti disturbante ma il cui contenuto è molto soggettivo, è il caviale della nostra letteratura: per alcuni è un piatto sopraffino, ad altri fa senso la sola vista. Una lancia a favore voglio spezzarla: la letteratura russa è molto diversa da quella occidentale e, a costo di attirarmi le peggiori critiche, io non l’ho mai amata quindi… sicuramente un amante della letteratura sovietica gradirà più di me lo stile di questi autori. Aggiungo che, verso la fine, mi ha ricordato alcuni pensieri e filosofie presenti nella saga cinematografica “Matrix” e questo mi ha fatto un pochino storcere il naso.
Per il resto, consiglio comunque di leggerlo, è sicuramente un’esperienza unica ma senza aspettarvi i classici fantasy ai quali siamo abituati, anzi, magari potreste leggervi prima qualche fiaba russa per farvi le ossa. Infine vi dico che, nonostante tutto, io sono stata felice di averlo letto fino in fondo (a quanto pare non siamo in molti ad esserci riusciti), sono felice perché anche se a volte in senso negativo, mi ha trasmesso forti emozioni, mi ha costretta a riflettere, concentrarmi, interrogarmi e pochi libri, oggi, ci riescono… peccato per il finale… con un centinaio di pagine in più e un finale diverso forse avrei potuto amarlo e invece… quasi mi sta antipatico.