Recensione – Per dieci minuti – Chiara Gamberale

Buongiorno lettori! Oggi vi parlerò di uno dei libri più belli letti quest’anno: Per dieci minuti di Chiara Gamberale, e pensare che mi è finito fra le mani tre o quattro volte prima che, alla fine, in un supermercato, con un litro di latte in una mano e un pacco di biscotti nell’altra, decidessi di comprarlo! Era destino!

Chi è Chiara e di cosa parla il libro lo sapete già … passiamo, dunque, a ciò che non sapete, vorreste sapere ma temete gli spoiler: “devo leggerlo?” Assolutamente SI! Chiunque tu sia, qualsiasi cosa stia facendo, ovunque tu sia diretto, sfrutta i prossimi dieci minuti per comprare questo libro, non te ne pentirai!

Scheda Tecnica

  • Titolo: Per dieci minuti
  • Autore: Chiara Gamberale
  • Copertina flessibile: 187 pagine
  • Editore: Feltrinelli (29 aprile 2015)
  • Collana: Universale economica
  • Copertina flessibile: 7,65 euro
  • Ebook: 6,99 euro

Sinossi

Dieci minuti al giorno. Tutti i giorni. Per un mese. Dieci minuti per fare una cosa nuova, mai fatta prima. Dieci minuti fuori dai soliti schemi. Per smettere di avere paura. E tornare a vivere. Tutto quello con cui Chiara era abituata a identificare la sua vita non esiste più. Perché, a volte, capita. Capita che il tuo compagno di sempre ti abbandoni. Che tu debba lasciare la casa in cui sei cresciuto. Che il tuo lavoro venga affidato a un altro. Che cosa si fa, allora? Rudolf Steiner non ha dubbi: si gioca. Chiara non ha niente da perdere, e ci prova. Per un mese intero, ogni giorno, per almeno dieci minuti, decide di fare una cosa nuova, mai fatta prima. Lei che è incapace anche solo di avvicinarsi ai fornelli, cucina dei pancake, cammina di spalle per la città, balla l’hip-hop, ascolta i problemi di sua madre, consegna il cellulare a uno sconosciuto. Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte sorprendenti. Da cui ricominciare. Chiara Gamberale racconta quanto il cambiamento sia spaventoso, ma necessario. E dimostra come, un minuto per volta, sia possibile tornare a vivere.

Le mie avventure con il mondo delle recensioni sono iniziate con un manuale che, col senno di poi, sembra proprio essersi ispirato a quello di Chiara (pubblicato decisamente prima),ovvero Maledetta felicità! Ergo il paragone è venuto spontaneo e, non me ne voglia la Power della quale ho apprezzato tanto il lavoro ma, da questo confronto, Per dieci minuti ne esce vincitore.

Chiara è una donna giovane, intelligente, simpatica, di successo e, per questo, schiacciata dal peso dell’amore, l’amore per Suo Marito, l’amore per la Sua Rubrica, l’amore per la Sua Casa in Campagna, troppo amore che, superata la data di scadenza, sta lentamente andando a male, come uno yogurt fuori dal frigo che non abbiamo il coraggio di gettare perché è del nostro gusto preferito.

Allora Chiara, spinta dalla sua terapista, inizia questo gioco che, tornando al nostro yogurt, è un po’ come buttarne via un cucchiaino per volta, sostituendolo con uno di fresco gelato. Inizialmente è solo un passatempo, fare qualcosa di nuovo per dieci minuti al giorno, “e che ci vuole”, mi direte voi, “provateci” vi rispondo io ma, soprattutto, vi risponde Chiara. Si inizia con uno smalto fucsia e si finisce col cambiare radicalmente la propria vita. Stilisticamente Chiara non è brava, di più! Non si perde mai in chiacchiere inutili o descrizioni esagerate, si limita all’essenziale, un necessario che riempie. Ogni personaggio è ben caratterizzato, sembra quasi di conoscerli tutti, l’estetista, il cinese, Gianpietro, Rodrigo… l’autrice ha lo stesso dono dei caricaturisti di strada, fornirci quei pochi aggettivi capaci di inquadrare il soggetto,senza inutili orpelli. Chiara mi ha fatta entrare talmente tanto in questa autobiografia che non ce la faccio a chiamarla Gamberale o a darle del Lei, per me è Chiara o, addirittura, Chià. Mi pare di conoscerla, c’ero anche io in mezzo a quegli ottantanove ospiti il 25 Dicembre, anche io ho indossato il cappello e la barba bianca insieme a lei, ad Ato e zia Piera. C’ero così tanto che, quasi a fine lettura, notando strane coincidenze non ho resistito e le ho scritto un messaggio. Non mi aspettavo rispondesse, non mi aspettavo nemmeno ci fosse realmente lei dietro quella pagina social e invece… “Raffaella, sono proprio io, Chiara, a risponderti.” Chiara ci fa entrare un po’ alla volta nella sua vita, come una nuova conoscenza che ci mostra casa, all’inizio tutte le stanze sono in ordine, usa il servizio buono per servirci il caffè, ci sentiamo quasi in soggezione ma poi … man mano che si entra in confidenza, iniziamo ad essere accolti anche in mezzo ai panni da stirare o i piatti da lavare fino a quando il caffè, in quella cucina, non ce lo prepariamo da soli, con un paio di tazze scompagnate. Chiara ci tiene ad averci come sue ospiti, anzi, di più, Chiara ci tiene a farci vivere questi magici dieci minuti,vuole assolutamente che facciamo l’esperimento insieme a lei e, per facilitarci, per invogliarci, ci trascrive la ricetta dei pancake o le istruzioni per il punto a croce. Il ritmo non cala mai, non è mai noiosa, mai lenta, se non si fa attenzione lo si legge tutto d’un fiato, scende lungo le pareti dell’anima come una fresca limonata lungo quelle della gola.

Per dieci minuti mi ha fatta alzare dal letto alle due di notte e chiudermi in bagno, con questo caldo, per finire un altro capitolo! C’è bisogno di aggiungere altro? È uno dei volumi che ho sottolineato di più, frasi, spunti, riflessioni, idee … ho passato questa settimana con la matita in mano. In meno di duecento pagine, dieci minuti alla volta, Chiara cresce tantissimo. All’inizio si presenta come una ragazza che dice di sé “ancora non riesco a pensarmi al singolare” e alla fine salutiamo una donna che finalmente scrive mio marito e non Mio Marito, che afferma “piangevo perché la donna di cui lui parlava, mentre si riferiva a me, non mi somiglia più”. E meno male, Chiara! Ovviamente non c’è niente di male nell’essere fragili ma bisogna sempre sapersi bastare e questo l’autrice ce lo insegna molto bene, dieci minuti per volta,con il suo esempio, ci insegna che se molliamo lo scoglio e impariamo a nuotare scopriremo che non siamo soli come temiamo, era lo scoglio a non farci vedere la meraviglia del largo.

Chiara apre e ci apre gli occhi. Amiamo davvero chi ci sta accanto? Davvero non siamo abili in cucina? Davvero non sappiamo guidare? O sono scuse, o è abitudine? Siamo talmente abituati ad avere qualcuno che lo faccia al posto nostro che ci siamo impigriti. E se quel qualcuno sparisce, che si fa? “Soffre ciò che cambia, anche per farsi migliore”, cita Pier Paolo Pasolini.

È un libro che si è fatto amare fino alla chiusa, per quanto mi riguarda soprattutto alla chiusa, citando Bruce Springsteen, mio eterno mito ma, soprattutto, grazie ai dieci minuti scelti da Ato (Chiara, t’avrei fatto fare la stessa cosa sappilo, sono una fan sfegatata della saga da sempre, dalla prima edizione, da quando avevo dieci anni!), “perché in effetti il meglio della vita sta in tutte quelle esperienze interessanti che ancora ci aspettano: con il gioco dei dieci minuti lo sto imparando. Dunque sta anche nei libri che tutti hanno letto, ma che per qualche imprecisato motivo noi ancora no”. Quindi il meglio, per voi, sta in questo libro … cosa aspettate a prendervelo?

Raffaella Bonora

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