Recensione – Il tempo perso in aeroporto – Lorenzo Foltran

Misuro il tempo perso in aeroporto
all’andata e al ritorno.
Deposito, ritiro del bagaglio,
insieme pieno e vuoto,
schiacciato nella stiva con il peso
dei ripetuti addii
di un apolide appresso dal congedo,
ritornando all’esilio.
il volo della fine delle feste,
il contro alla rovescia
verso il prossimo imbarco, nuovo viaggio,
con doppio passaporto.
Come turista della propria terra,
il prodigo riflusso.

Scheda Tecnica

  • Titolo: Il tempo perso in aereporto
  • Autore: Lorenzo Foltran
  • Editore: ‎Graphe.it
  • Collana: Calligraphia
  • Data pubblicazione: 7 aprile 2021
  • Genere: poesie
  • Copertina flessibile: ‎102 pagine
  • Cartaceo: 9,50 euro
  • Ebook: 7,49 euro

Trama

Non una semplice antologia, ma una raccolta organica nella quale i singoli testi poetici sono organizzati in modo tale da raccontare una storia. Il tempo è il tema di questa raccolta che in tre sezioni ne esplora le molte sfumature. Esso appare come un elemento relativo che si dilata, si comprime, e che soprattutto passa, in rapporto però allo spazio dentro al quale scorre: la dimensione del sogno e della realtà alternativa dei videogame, l’ambiente non cronologico del ricordo o della riflessione, sono contrapposti allo scandire alienante della vita vera, dove il tempo è percepito soprattutto come perdita. Così il lettore procede fra giorni senza calendario o calendari appesi al muro per nasconderne le crepe; si riconosce fra ore piene e vuote, nei minuti precisi che occorrono per cucinare una pastasciutta che però risulta insipida. Insieme alla giornata si rischia di perdere talvolta la strada o il senso di sé: scrivere è allora l’antidoto al disperdersi dei propri momenti, anche quando è soltanto esaurita la pila dell’orologio.

Recensione

Come il rintocco di un orologio, fin troppo assordante, finiamo a ripercorrere i nostri passi perché costretti dal fato, dalle persone e dalle cose. Una continua lotta tra il dovere, l’obbligo e quel briciolo di desiderio che soffoca giorno dopo giorno. Il tempo perso in aeroporto è un’aforisma che spiega quanto il silenzioso attendere, possa scaturire mille pensieri ingarbugliati ma fortunatamente concreti.

È successo davvero.
Erano giorni, luoghi
dove tu eri diversa,
non eri tu dicevi
anche se eri la stessa,
quella che non sei in vero
e che non sei per finta
nemmeno se per esserlo
ti sei impegnata al massimo.

Per essere il mio secondo approccio alle poesie di Lorenzo Foltran, noto un certo filo conduttore che unisce le due opere (In tasca la paura di volare). L’essere umano in sospeso tra il caos del quotidiano e il passaggio tra un luogo e un altro. L’attesa di conseguire quel passaggio, come una transazione su un telefono ma emotivamente più grossolana del passaggio stesso.

Una raccolta di poesie atte alla riflessione personale, ripetendo più volte lo stesso concetto di sospensione che, tra le righe, finisce per sortire l’effetto desiderato. Criptare le parole di Lorenzo Foltran è sempre stato semplice, avvicinando occhi inesperti alla costruttiva arte delle poesie. Considerate da sempre, mere dichiarazioni del proprio eco, sono diventate pilastri della mia persona. Arrivate per caso, finiscono sempre per lasciarmi qualcosa, mutare il mio pensiero ed evolvere il mio essere, in qualcosa di più.

Nella psiche di ognuno si nascondono
impensabili mostri e paure inconsce,
bagagli emozionali che si perdono
in foreste moderne di non-luoghi.
Si assiste allo spettacolo del circo,
fluorescenti corride, teatri, acrobati.
Si destreggiano nelle megalopoli
o in vicoli di paese e vuoti semplici
tra sterco e foglie secche nei parcheggi.
Presenze lasciano fosfeni impressi
come a occhi chiusi flash e luci azzurre.
Reminiscenze, trame, filamenti,
ragnatele mentali che si tessono
brulicando negli angoli in silenzio.

Quante volte ci siamo ritrovati, o semplicemente riconosciuti, all’interno di poesie scritte con altri intenti? Più di quello che pensate. Suddiviso in sezioni: Giorni senza calendari, sogni interattivi, adesso, scandiamo il tempo delle cose, rilasciando tutte quelle frustrazioni che coviamo a causa delle situazioni, finendo per concretizzarsi in veri e propri scatti di sofferenza, dispiaceri e rivelazioni.

Un viaggio fatto per andare e tornare, cambiare rimanendo fermi, sviluppando quel senso di empatia nei confronti delle pause, delle attese e dell’effettivo passo verso un nuovo noi. Consigliato.

Alla prossima dalla vostra CAPPELLAIA MATTA.

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