Recensione – La custode dei segreti – Sally Page

Salut Etoile. Oggi vi parlo di una delle ultime uscite in casa Newton, “La custode dei segreti” di Sally Page, consigliatomi da un libraio davvero in gamba. Se dovessi sintetizzare quello che penso di questo romanzo in una sola frase, scriverei “è bellissimo, leggetelo!”. Janice, la nostra protagonista, non è un’eroina, non è una grande imprenditrice, una guerriera, un medico famoso, è “solo” una donna delle pulizie eppure non è “solo” una donna delle pulizie. Janice colleziona storie ma nessuno conosce la sua. Sapete che io ho una vera passione per le storie e questo libro ha soddisfatto la mia fame, siccome con un romanzo l’autrice ci racconta più storie, tutte belle, tutte importanti, tutte toccanti ma ce n’è una, in particolare, che corre parallela alla trama e che, alla fine, ho scoperto essere una storia vera e questo mi ha davvero sorpresa e colpita.

Scheda Tecnica

  • Titolo: La custode dei segreti
  • Autore: Sally Page
  • Editore: ‎Newton Compton Editori
  • Data pubblicazione: 4 aprile 2023
  • Genere: Narrativa contemporanea
  • Copertina flessibile: ‎320 pagine
  • Cartaceo: 9,90 euro
  • Ebook: offerta 0,99 euro

Trama

Tutti hanno una storia da raccontare… Janice di mestiere fa le pulizie nelle case della gente: ha un posto in prima fila per osservare, discreta, i loro amori, le preoccupazioni, le gioie e persino i segreti più inconfessabili. È come se, nel consegnarle le chiavi di casa per consentirle di entrare a pulire, le persone le affidassero anche i loro lati più privati e nascosti. E così Janice ha cominciato a collezionare storie. Vicende piccole e grandi di vita vissuta, che custodisce con cura. Sa guardare, ascoltare, cogliere ogni dettaglio. Janice sa bene che ognuno di noi ha una storia da raccontare. E, forse, potrebbe essere arrivato il momento di condividere la sua.

Recensione

“Sono quasi le quattro del pomeriggio quando Janice arriva all’ultima casa del lunedì: quella della tristezza. Risate per incominciare la giornata, dolore per concluderla. La bifamiliare in mattoni rossi è in posizione arretrata rispetto alla strada, ed è larga e tozza, come se si fosse accucciata lì e si rifiutasse di muoversi. […] Una casa deserta ha un suono tutto suo. Non dà solo la sensazione che gli occupanti siano fuori, ma è come se si fosse ritirata, se si fosse spostata altrove. Regna un tale silenzio assoluto che fa quasi rumore. Janice l’ha notato altre volte, in altre case. La mattina di Natale una casa può essere priva di suoni… ma non del tutto. È chiaro che la casa non è addormentata […] ma respira pian piano, e Janice sente quasi le pareti chiedere «Ancora cinque minuti», prima che si scateni il finimondo. La mattina di un funerale una casa emette un rumore particolare, o forse è solo una sensazione, Janice non ne è mai sicura al cento per cento: c’è una tensione, una attesa costante.”

Scritto in terza persona, Sally dipinge sapientemente descrizioni emozionante, il ritmo della storia è calmo ma mai noioso, la figura di Janice nonostante a prima vista sembri quella di una donna normalissima, quasi banale, in realtà è ammantata di mistero, finalmente abbiamo una protagonista realistica, con i suoi pregi e difetti, che non svolge chissà quale lavoro importante, che non è bellissima o super intelligente, è una donna, come tante altre, semplice e straordinaria allo stesso tempo, con le sue luci e le sue ombre, come ognuno di noi e questo mi piace davvero tanto. Non solo Janice ma tutti i personaggi sono tridimensionali, ogni dettaglio viene descritto in modo semplice ma esaustivo, lo stile è scorrevole, pacato, armonioso, con naturalezza il narratore ci racconta di Janice e dei personaggi con i quali si interfaccia senza cadere nel ripetitivo, senza confonderci e con uno show don’t tell delicato. Il narratore è super partes, non giudica i personaggi, si limita a raccontare i fatti e le loro azioni, in maniera tale che il lettore possa giudicare da sé se quel personaggio è positivo o negativo, antipatico o simpatico, al massimo ci dice cosa ne pensa Janice ma anche lì senza mai esagerare, per non influenzare il lettore, sembra davvero che ci apra le porte per farci entrare in casa, in punta di piedi, compresa quella di Janice. Il narratore è anche onnisciente, non ci mostra solo la vita di Janice ma ci mostra anche altri “scorci”.

“E il dilemma che questa storia lascia sempre a Janice è questo: forse a volte l’importante nella vita non è avere una storia, ma avere un momento perfetto. Quel momento in una centrale della polizia a Bournemouth. Quel gelido pomeriggio in una sala da tè russa. Janice si immagina le parole appese nell’aria – «Ah, è lei!» – e sorride. L’autista le ha sorriso. Janice non si illude che sia stato il momento perfetto, ma è stato comunque un bel momento. Soltanto quando percorre il sentiero per andare a prendere Decius si ricorda che è una donna sposata.”

Anche se con pochi tratti, i personaggi sono tutti caratterizzati bene, inutile dirvi che il mio preferito è Decius, uno sboccato e accattivante fox terrier che tutti vorremmo nelle nostre vite! Sally, senza spiegazioni noiose, riesce a farci vedere i personaggi come in un film, farceli conoscere come nella vita reale, grazie a una perfetta mescolanza di pregi e difetti, per non parlare dei soprannomi inventati da Janice: indovinati! Anche i piccoli personaggi, quelli che compaiono in poche scene, sono perfetti, fra questi ho adorato Geordie che, con poche battute, ha conquistato il cuore. Unica piccola pecca… qualche refuso. Non molti, due o tre ma in un libro di una casa editrice così importante, mi è parso strano, vi riporto un esempio:

“«Era scozzese come te. Veniva delle Home Counties».”

Altra cosa che mi è piaciuta tanto sono i titoli dei capitoli, un esempio? “Mai raccontare una storia a un sordo” oppure “casa è dove sta il cuore”.
“In fondo, come dice Nat King Cole, potranno anche esserci guai all’orizzonte, ma si può sempre cambiare musica e iniziare a ballare”.
Ok, lo ammetto: mi sono tenuta il meglio per la fine, di cosa sto parlando? Anzi, di chi? Del personaggio grazie al quale si sblocca questo grosso meccanismo: la Signora B, per usare il nome scelto da Janice. La signora B è una di quelle donne che tutti vorremmo conoscere, una sorta di nonna 2.0 che non fa torte di mele, non racconta fiabe e non ti accoglie col sorriso, preferisce bere brandy e imprecare senza peli sulla lingua. Ok, non è la nonna che abbiamo chiesto ma è di certo quella di cui abbiamo bisogno!

“«Non te ne ho accennato, Janice, perché non credo che una donna sia rappresentata dalla condotta e dalla morale esibite dal consorte. […] Che poi io creda che tuo marito meriti di essere fustigato per strada, in ginocchio, con indosso il cilicio, questo è un altro paio di maniche»”

Ora ditemi come si fa a non adorarla! E poi c’è lui: l’autista di autobus, perché questo libro on sarebbe perfetto senza quel giusto pizzico d’amore, non un amore stucchevole, non un amore passionale ma, esattamente come tutto il romanzo, parliamo di un amore realistico, maturo, un amore che procede a piccoli passi ma nella direzione giusta, un amore che nasce in sordina, sguardi celati, frasi a metà ma tanto affetto, tanto rispetto, tanta voglia di conoscere l’altro senza invaderlo, tutti vorremmo conoscere un uomo come l’autista di autobus aka Euan.

“«Tanto tempo fa ho capito che se dessi retta ai pochi che mi urlando contro, darei loro più importanza di quanta ne meritano. Le loro parole mi resterebbero in testa, mi turberebbero e le grida andrebbero avanti, anche quando sono già finite. Perciò mi sintonizzo sulle voci discrete, che sono la maggior parte. Chi impartisce la lezione perfetta all’insaputa di tutti. Bambini che si mangiano le caccole. Artisti che regalano i propri cappelli. O pastori ai a cui ogni tanto piacerebbe che qualcuno chiedesse anche a loro come stanno. Mi sembra che queste persone, le persone discrete, abbiano cose più importanti da dire».”

Questa frase non solo descrive bene Euan ma descrive la filosofia di tutto il romanzo che si concentra su piccole storie di persone discrete ma che hanno cose importanti da dire. Certo, ci sono dei capitoli, specialmente quelli centrali, dove forse il ritmo rallenta un po’ troppo, dove avrei tagliato qualcosina ma, nell’insieme, davvero non posso dire nulla di negativo su questo romanzo, posso solo confermare, banalmente, che mi è piaciuto tantissimo. Verso la fine non mancano nemmeno colpi di scena che mi hanno sorpreso e lasciata qualche attimo senza fiato.

“«[…] Secondo me è nelle storie delle persone che si scopre la versione migliore di noi stessi che possiamo diventare».”

Quindi, siccome questa è una recensione circolare, mi lego all’inizio dicendovi semplicemente “è bellissimo, leggetelo!”.

@raffaella_iannecebonora_author

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