Recensione – Il negozio di musica – Rachel Joyce

Salut Etoile! Oggi vi parlo di un libro che mi ha cambiato la vita. Lo so, ora penserete che io stia esagerando ma vi assicuro che questo romanzo mi ha aperto la mente e sto parlando de “Il negozio di musica” di Rachel Joyce.

Scheda Tecnica

  • Titolo: Il negozio di musica
  • Autore: Rachel Joyce
  • Editore: ‎Giunti
  • Data pubblicazione: 12 settembre 2018
  • Genere: Narrativa contemporanea
  • Copertina flessibile: ‎350 pagine
  • Cartaceo: 14,15 euro
  • Ebook: 5,99 euro

Trama

Inghilterra, 1988. A Unity Street c’è un negozio di musica che vende vinili di ogni genere, colore e velocità, solo ed esclusivamente vinili. Il suo proprietario, Frank, ha un dono, una specie di sesto senso: chiunque entri nel suo negozio, qualunque sia la musica che cerca o lo stato d’animo in cui si trova, Frank sa leggere ciò che ha davvero nel cuore e consigliare la canzone di cui ha bisogno. C’è solo una persona di fronte alla quale il suo intuito si trova disarmato: la misteriosa donna dal cappotto verde che un giorno sviene proprio sulla soglia del negozio. Si chiama Ilse Brauchmann, è tedesca, ha un singolare talento per aggiustare le cose e vorrebbe delle lezioni di musica… Lezioni di musica? Frank non ha mai dato lezioni a nessuno e, del resto, ha rinunciato all’amore ormai molto tempo fa, la sua vita è perfetta così com’è. Eppure non riesce a nascondere l’emozione che prova specchiandosi in quegli occhi nero vinile. Ma che cosa ha portato Ilse in Inghilterra? Perché non toglie mai quei guanti scuri che coprono le sue mani? Che cosa nasconde nel suo passato? Mentre i negozi di Unity Street rischiano di chiudere uno dopo l’altro, Frank e Ilse dovranno fare i conti con cicatrici profonde, visibili e invisibili, e aprire finalmente i loro cuori. Prima che sia troppo tardi. Una favola contemporanea, unʼode al potere trasformativo della musica e dell’amore.

Recensione

C’era una volta un negozio di musica.
Dall’esterno sembrava un negozio qualunque, in una via secondaria qualunque. Non c’era insegna sulla porta. Niente dischi esposti in vetrina. Soltanto un poster fatto in casa attaccato al vetro.

Questo libro parla di un negozio di musica anonimo, in una stradina anonima, con un proprietario anonimo circondato da gente anonima ma basta avvicinarsi un poco a questo mondo per scoprire, invece, che di anonimo non c’è proprio nulla, anzi, è tutto unico e particolare. Ci troviamo nel 1988, Frank, il proprietario del negozio, si ostina a vendere solo vinili perché il vinile rappresenta la vera musica, perché il vinile è vivo e lui non vuole arrendersi all’avanzare dei cd e della tecnologia che sembra voler uccidere ciò che di bello e originale esiste nel mondo.

«Il fatto è, con i vinili,» gli diceva sempre sua madre «che bisogna curarli.» In quel momento gli parve quasi di rivedere Peg, nella loro casa bianca in riva al mare, con addosso un turbante e un kimono. Gli faceva ascoltare Bach o Beethoven, o qualunque cosa le avessero appena consegnato. Gli raccontava storie sui dischi, piccoli aneddoti per aiutarlo nell’ascolto, e parlava dei compositori come se fossero suoi amanti. Indossava enormi occhiali da sole, anche quando pioveva o il cielo era nero come la pece, e portava una gran quantità di braccialetti che tintinnavano quando rideva.

La storia scorre proprio come la puntina sul disco, scivola ma, allo stesso tempo, crea attrito con la nostra anima, si aggrappa al cuore, lascia segni, graffi che, invece di rovinare, arricchiscono il suono. I personaggi sono tutti ben caratterizzati, con poche parole Rachel riesce a farci conoscere i personaggi talmente bene che quasi ci sembra di averli incontrati nella vita reale. Il libro, proprio come un vinile, è un viaggio e questo libro ci porta per terreni inesplorati. Non vi aspettate la solita storia di vita, di amore o di amicizia, “Il negozio di musica” vi aprirà gli occhi sull’animo umano, sulle sue sfaccettature, sugli scherzi che la vita ci gioca.

«La musica si basa sul silenzio» gli disse lei, nella casa bianca in riva al mare.
«Sì, Peg». Frank non la chiamava mai “mamma”.  […]
«La musica viene dal silenzio, e alla fine vi ritorna. È un viaggio capisci?» […]
«E naturalmente il silenzio che si sente prima dell’inizio di un brano musicale è sempre diverso da quello che si sente alla fine. […] Perché se ascolti, il mondo cambia. È come innamorarsi. Solo che nessuno si fa male.»

La vita ha portato Frank a diventate un tutt’uno con la musica che ascolta e ad avere un dono: sapere sempre di quale musica hanno bisogno i suoi clienti, anche se sono generi che non hanno mai ascoltato. Si ritrova così a consigliare Aretha a chi cerca Chopin o, viceversa, musica classica a chi vive di rock metal. È come se Frank riuscisse a leggere le persone, ciò che si portano dentro, i loro problemi, le loro tribolazioni e sapesse perfettamente curarle con il giusto brano musicale. Personalmente la figura di Frank mi ha ricordato, alla lontana, la figura di Novecento nel monologo omonimo di Baricco e forse anche per questo mi ci sono affezionata tanto.

«La gente ascolta Vivaldi come musica di sottofondo, ma ai suoi tempi lui faceva grandi cose, davvero nuove. Prendeva uno strumento e lo trasformava nella star dello spettacolo. Nessuno aveva mai tentato una cosa del genere. E poi dipingeva quadri con la musica. Anche quella era una novità. Perciò adesso devi ascoltare. Sentirai il vento, la pioggia, un temporale. Uccelli e mosche, e una giornata così calda da non riuscire quasi a muoversi. Ci saranno perfino un cuculo e un cane pastore. Devi sdraiarti sul pavimento, chiudere gli occhi e ascoltare. Sul serio. […] Lo sai qual è la cosa più triste?  […] Nessuno andò al suo funerale. Quando giunse la sua fine, non ci fu nessuna musica per Vivaldi. […] Mi si spezza il cuore […] Quando penso al prete rosso, che nell’ora della fine non ha avuto neanche un po’ di musica.»

Questo romanzo ci insegna anche tante curiosità sul mondo della musica e da appassionata, sebbene conoscessi certi aneddoti, li ho amati ancora di più raccontati da Peg e Frank con la loro vitalità. Non è molto lungo, si tratta di 350 pagine ma mi sono presa ben quindici giorni per leggerlo perché ho voluto gustarmi ogni pagina ma, soprattutto, ogni nota, infatti il mio consiglio è quello di fermarvi ad ascoltare i brani musicali di cui si parla… purtroppo io li ho ascoltati dal cellulare ma mi è venuta una voglia di comprare un Dansette che non avete idea! Anche perché ho la fortuna di aver ereditato un bel po’ di vinili dalla mia famiglia quindi… non vedo l’ora di poterli ascoltare e ampliare la mia collezione.

Non bastava prendersi cura di qualcuno restando a bordo campo. Dopotutto, Frank sapeva cosa si provasse a non essere al passo col mondo. Avrebbe dovuto fare di più per quel bambino.

Il bello di questo libro, poi, è che non troverete spiegoni, di nessun tipo, c’è un bel ritmo e un bellissimo Show don’t tell che ho AMATO. Anche la scrittrice dipinge quadri, come Vivaldi, ma con le parole invece che con le note. Ci sono descrizioni magiche, non annoia mai anche quando rallenta, con poche parole riesce a farci comprendere la personalità di ognuno, la loro vita, riuscendo a farci provare empatia con ognuno di loro, io alla fine mi sentivo così partecipe che dialogavo con i protagonisti!

Guardava se stesso vivere la propria vita, come se stesse osservando uno sconosciuto dall’aria stranamente familiare. […] Frank era perfettamente a suo agio con le emozioni, finché appartenevano agli altri.

Non voglio spoilerare ma trovo che questa frase riassuma perfettamente il senso dell’intero libro. Di frasi ne ho sottolineate tantissime, mi piacerebbe poterle condividere tutte ma… non si può! Sapete cosa si può invece? Si può andare in libreria e comprare “Il negozio di musica” e sono certa che sarà una delle letture più belle del vostro 2023, se non addirittura della vostra vita! A me resterà per sempre dentro, come una bella canzone di cui ogni tanto canticchiamo il ritornello con nostalgia.

raffaella_iannecebonora_author

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