Hello drunk! Come il 99% di voi, anche io ho guardato questa trilogia su Netflix e, sotto consiglio di amiche, ho ceduto al libro. Mi è piaciuto? Nel suo genere è un libro davvero carino, ma ovviamente chiuso nella sua cornice, ovvero un romanzo rosa young adult senza nessuna pretesa.
Scheda Tecnica

- Titolo: Tutte le volte che ho scritto ti amo
- Autore: Jenny Han
- Serie: To all the boys I’ve loved before #1
- Genere: Young Adult
- Editore: Piemme – collana Freeway
- Data Pubblicazione: 21 gennaio 2020
- Copertina rigida: 365 pagine
- Copertina rigida: 14,15 euro
- Cartaceo flessibile: 5,60 euro
- Ebook: 5,99 euro
Trama
Lara Jean non ha mai apertamente dichiarato di essere cotta di qualcuno. Quello che fa è scrivere a ciascuno dei ragazzi di cui si è innamorata una lettera, che poi imbusta e custodisce gelosamente in una vecchia cappelliera. Un giorno, però scopre che tutte le lettere sono state spedite… e all’improvviso la sua vita diventa molto complicata, ma anche molto, molto più interessante.
Recensione
La scrittura della Han è molto dolce, leggera, scorrevole, comunica serenità e gioia ad ogni rigo, mette pace, crea immagini variopinte, precise, luminose, quasi fosse un quadro impressionista.
Chris non è il tipo di amica a cui telefoni ogni sera o con cui pranzi ogni giorno. Lei è come un gatto randagio, che va e viene a suo piacimento. Non riesce a legarsi a un posto o una persona.
Come vedete i personaggi sono ben caratterizzati in maniera molto naturale, con poche parole, un paio di aggettivi, una metafora la Han ci fa capire di fronte a chi ci troviamo, creando sempre bellissime immagini, delicate e nostalgiche come polaroid d’autunno.
Nell’oscurità, Margot mi chiede: «Lara Jean… tu pensi di esserti mai innamorata? Parlo dell’amore vero».
Mi coglie alla sprovvista e non ho una risposta. Sto cercando di formularne una, quando lei si rimette a parlare.
Con tono malinconico aggiunge: «quanto vorrei essermi innamorata più di una volta. Voglio dire, secondo me dovresti innamorarti almeno due volte alle superiori»
Mi piace questo modo di gestire i dialoghi, aggiungendo delle pause, delle frasi che ci permettono di vedere ciò che leggiamo, di immaginare i movimenti, i gesti, il tono di voce.
Allie e io siamo rimaste amiche fino all’anno scorso, quando ha cambiato città, ma c’era un qualcosa di umiliante in quell’amicizia, come se io e lei fossimo due tozzi di pane avanzati e assieme avessimo fatto un panino raffermo.
Spesso la Han usa queste figure retoriche originali, che sono ottime per creare un perfetto Show don’t Tell, infatti il romanzo stilisticamente è scritto davvero bene ma, cosa che non mi aspettavo dalla PickWick, ho trovato diversi refusi, un esempio:
Dopo, noi tre siamo ci stiamo rilassando in salotto.
Oppure:
Papà a preparato il bo ssam
Come dicevo, i refusi capitano a tutti ma vista l’importanza della casa editrice, mi aspettavo una attenzione maggiore, parliamo pur sempre della Piemme che fa parte del gruppo Mondadori, mica bruscolini.
Se volete leggere questo libro, però, dovete abituarvi alla discontinuità dell’autrice, ovviamente voluta. Cosa intendo? Che non ci troviamo di fronte ad un romanzo che ci racconta gli avvenimenti day by day, è più come un insieme di racconti, ogni capitolo è un episodio, segue l’ordine cronologico ma è scollegato dal capitolo precedente e da quello necessario, infatti verso la fine ci saranno delle frasi che ci faranno capire che durante questo periodo sono accadute tante cose che, però, non sono state narrate perché meno importanti. Quindi anche se abbiamo l’impressione che Lara Jean e Peter si frequentino da poco, e facciano poche cose insieme, in realtà esiste un sottobosco di avvenimenti di cui il lettore non è a conoscenza, siccome fra un capitolo e l’altro è passato del tempo e noi non sappiamo né quanto tempo sia trascorso né cosa sia accaduto. Tutti questi avvenimenti, cuciti insieme, ci permettono di avere una visione di insieme sulla vicenda, che però non è completa ma essenziale.
Margot direbbe di appartenere a se stessa. Kitty direbbe di non appartenere a nessuno. Io penso che direi di appartenere alle mie sorelle e mio papà, ma questo non sarà vero per sempre. Appartenere a qualcuno… non lo sapevo, ma ora che ci penso è tutto ciò che ho sempre desiderato. Essere di qualcuno e avere qualcuno che sia tuo. […]
Per me è sempre stato importante piacere alle mamme degli altri. Il motivo principale per cui andavo a casa di Genevieve era poter stare con sua mamma.
Il carattere di Lara Jean non viene raccontato ma mostrato, con una delicatezza estrema. Parliamo di una ragazza che ha persola madre da piccola, da un momento all’altro e che, per questo motivo, si è attaccata ancor di più al suo nido, una ragazza che, nonostante l’amore del padre e delle sorelle, è molto insicura anche perché l’amore di una mamma è insostituibile e che ci mostra come, sin da piccola, cercasse certezze altrove, nelle mamme delle sue amiche e, per quanto sia un libro leggero, in questi frammenti dimostra una grande profondità.
Come faccio a capire ciò che è reale e ciò che non lo è? Ho l’impressione di essere l’unica a non capire la differenza.
Partendo da ciò… parliamo un po’ di Lara Jean. Beh, purtroppo la protagonista non mi è piaciuta ma non è un difetto. Semplicemente, se Lara Jean esistesse e andassimo in classe insieme, probabilmente litigheremmo spesso o la ignorerei del tutto. Come mai? Sì, ha sedici anni, quindi va compresa ma… l’ho trovata un po’ vigliacca. Preferisce nascondersi piuttosto che affrontare la vita, non ha il coraggio di dire alle persona cosa pensa di loro, preferisce mettere il muso e reagire con ripicche degne di un bambino dell’asilo. Onestamente ho preferito di gran lunga l’amica Chris, coraggiosa e plateale, la sorellina Kitty, senza peli sulla lingua, Peter caparbio e deciso, tutti personaggi che vivono in prima persona e non in terza, che affrontano la vita, nonostante i problemi, che non si lamentano inutilmente ma agiscono. Lara Jean, di contro, è una campionessa del vittimismo, spegne il cellulare perché non ce la fa ad affrontare una conversazione o a rispondere ad un messaggio per spiegare il perché di un suo comportamento insensato agli occhi degli altri, è una campionessa nell’alzare il mento e voltare la faccia dall’altra parte e, soprattutto, nel rimanerci male quando gli altri la ripagano con la stessa moneta. Nonostante ciò la gente le vuole bene, la amano addirittura e la vita va per lei. Unico segno di crescita lo vediamo verso il finale, senza spoilerare posso dirvi che Lara Jean mostra di aver un pochino compreso dove ha sbagliato e anche gli atteggiamenti degli altri ci fanno capire che, esattamente come me, si sono rotti le scatole di giustificarla siccome… parliamo di coetanei, non è mica la bimba della situazione?
L’amore fa paura: cambia, può svanire. Quello fa parte del rischio. Ma io non voglio più avere paura. Voglio essere coraggiosa come Margot. Dopotutto, tra poco inizierà un nuovo anno.
E vi lascio così, con l’amaro in bocca perché… se vogliamo saperne di più… ci toccherà leggere il sequel.