Recensione – Un incantevole Aprile – Elizabeth Von Arnim

“È inutile stare qui a dire quanto sarebbe meraviglioso e poi tornare a Hampstead senza aver neppure tentato, tornare a casa come al solito e pensare alla cena e al pesce, come facciamo da anni e continueremo per chissà quanti anni ancora. Anzi […] non ne vedo la fine. Non c’è fine. Ecco perché nell’interesse di tutti dovrebbe esserci una pausa, delle interruzioni. Andarsene ed essere felici per un po’ sarebbe un gesto di grande generosità perché al ritorno saremmo molto più gentili. Capirà che dopo un po’ chiunque ha bisogno di una vacanza.”

Scheda Tecnica

  • Titolo: Un incantevole aprile
  • Autore: Elizabeth Von Arnim
  • Editore: ‎Giunti Editore;
  • Edizione: Unabridged edizione
  • Data pubblicazione: 2 febbraio 2022
  • Genere: classico
  • Copertina flessibile: 304 pagine
  • Cartaceo: 6,17 euro
  • Ebook: 3,99 euro

Trama

Quattro donne molto diverse tra loro decidono di affittare insieme un castello in Italia per il mese di aprile. Dopo un’iniziale convivenza rocambolesca, il passaggio dalla piovosa Inghilterra alla primavera italiana sarà portatore di cambiamento e di rinascita per tutte. Abbandonati i ruoli quotidiani, ciascuna farà luce sulla propria natura e desideri, e nessuna tornerà a casa a mani vuote. La penna delicata e spumeggiante di Elizabeth Von Armin racconta una storia di trasformazione, complicità e scoperta più attuale che mai. Un delicato e divertente classico tutto da riscoprire.

Recensione

Salut Etoile! Oggi vi parlo di un libro entrato fra i classici, pubblicato per la prima volta nel 1922, scritto da Elizabeth von Arnim. È un romanzo che mi ha tenuta incollata al testo dalla prima all’ultima pagina, ha un ritmo calmo, non lento, tipico dei libri di quell’epoca, non annoia mai, non risulta mai pesante o “antico”, ci trasporta in un’epoca molto diversa dalla nostra, un’epoca per niente frenetica, dove ad ogni parola e pensiero si dava il giusto peso, dove ogni riflessione era ben studiata. La trama sembra semplice, quattro donne che non si conoscono si accordano per partire insieme verso un castello medievale affacciato sul mare della Liguria, ognuna con il suo bagaglio di vita, ognuna con motivazioni diverse ma tutte con un punto in comune: staccare dal piattume londinese. 

“Ora però si sentiva vacillare, come se fosse davvero buono e giusto allontanarsi dai suoi punti cardinali – Dio  Marito, Casa e Dovere, perché non le sembrava che Mrs Wilkins volesse includere il marito, nel viaggio – e per una volta essere felici”.

Le quattro donne sono Mrs Wilkins, potremmo dire l’Oracolo di questo romanzo, colei che non solo da’ il LA all’avventura, ma guida tutti i personaggi verso il proprio destino, viste le sue capacità quasi divinatorie e il suo carattere molto empatico; Mrs Arbuthnot, una donna distinta che non ha quasi più rapporti col marito e che vive solo per la beneficenza; Mrs Fisher, una anziana e nobile signora che durante la sua vita ha conosciuto tutti i più grandi personaggi londinesi, prova nostalgia per l’epoca vittoriana e vive solo per ricordare i bei tempi andati e tutti i suoi amici defunti e, infine, lady Caroline, una giovane donna bellissima che desidera solo fuggire dall’amore, dai corteggiatori, da tutti gli ammiratori che la assillano, è alla ricerca di calma e solitudine. Non lo sanno, ma hanno tutte bisogno di ritrovare la felicità. 

“Per anni era riuscita a essere felice solo dimenticando la felicità e voleva continuare. Voleva tenere lontano tutto ciò che poteva ricordarle la bellezza, che avrebbe potuto portarla a desiderare, ad anelare…”

Le prime trenta pagine si svolgono all’interno di un club per signora dove conosceremo le prime due protagoniste, Mrs. Wilkins e Mrs Arbuthnot, eppure il loro dialogo, le loro riflessioni, incantano il lettore. 

“Io non ho avuto altro che doveri, non ho vissuto che per gli altri sin da quando ero ragazza, e credo che nessuno mi ami nemmeno un pochino… Al massimo… E vorrei tanto… Oh, vorrei tanto… Qualcos’altro. Sì, qualcos’altro”

Scritto cento anni fa, io l’ho trovato straordinariamente attuale, perché parla di problematiche e di emozioni che sono universali: il bisogno di amare ed essere amati, di essere compresi, di staccare dalla quotidianità, di ritrovare se stessi.

” -Non penserà davvero che la bontà, se raggiunta, rende infelici –
– sì invece – disse Mrs Wilkins. – Almeno il nostro genere di bontà. L’abbiamo raggiunta, e siamo infelici. Esistono due generi di bontà, uno che rende tristi e uno che porta la felicità. Quella che proveremo al castello medievale, per esempio, ci renderà felici-“.

È dolce, poetico ma, nonostante ciò, sottolinea la condizione femminile di inizio Novecento, che non erano libere nemmeno di esprimere il proprio pensiero e, soprattutto, non erano libere di costruirsi la propria felicità, spesso incastrate in matrimoni tristi o sbagliati. 

“Lei non osava pensare a com’era un tempo, al meraviglioso esordio del loro amore, del loro matrimonio. […] lei non aveva niente e nessuno a cui dedicarsi. I poveri divennero i suoi bambini e Dio l’oggetto del suo amore. Che cosa poteva esserci di più felice di una simile vita, si chiedeva a volte. Ma il suo viso e soprattutto i suoi occhi rimanevano tristi”.

Le descrizioni hanno un che di magico, la Arnim è una scrittrice che definirei “impressionista”, come i pittori di questa corrente erano capaci di imprimere paesaggi con poche essenziali pennellate, così Elizabeth riesce a fotografare la realtà con poche frasi ben studiate.

“[…]diluviava. Ma erano in Italia, nulla era brutto. Anche la pioggia era diversa: cadeva dall’alto sull’ombrello, non come quelle violente raffiche inglesi di vento e acqua che entravano saper tutto. Questa pioggia invece offriva momenti di requie, e quando lo faceva il terreno si copriva di rose.”

L’autrice ha un’ironia sottile, descrive scene esilaranti ma con garbo ed eleganza, nel classico stile inglese, senza mai scomporsi. E ricchissimo di spunti di riflessione, al lettore sembrerà quasi di essere partito con le protagoniste, una lettura che fa pensare, crescere, maturare, come ogni buon classico che si rispetti.

“Tanta bellezza, e lei poteva ammirarla. Tanta bellezza, e lei era viva per goderne. La luce le baciava il viso. Sentiva la carezza dei deliziosi profumi che arrivavano fino alla finestra. […] Che meraviglia, che straordinaria bellezza! Non essere morta prima di quel momento, poter vedere, respirare, tutto ciò…restò a bocca aperta, incantata. Felicità? Che parola banale, mediocre, inadeguata. Ma cosa dire, come descrivere quella sensazione? Aveva l’impressione di essere troppo piccola per contenere tutta quella felicità, si sentiva immersa nella luce”.

Il lettore sarà spinto a farsi molte domande sulla propria esistenza e, guidato da quattro punti di vista opposti, riuscirà a trovare le risposte adatte al proprio animo. Come avete visto ho già condiviso molti estratti ma non vi dico quanti ne ho sottolineati! Ogni pagina è un forziere ricco di gemme, le frasi che mi sono segnata sono decine e decine, impossibile riportarle tutte! Quello che posso dirvi è che non sono una che si emoziona facilmente ma questo romanzo mi ha toccata nel profondo, non soltanto per le tematiche ma anche perché è scritto benissimo! Lo stile è magico, scivola come un abito di seta, ed è per questo che mi sono ripromessa di recuperare anche le altre opere dell’autrice.

“Era ragionevole che ognuna di loro avesse un luogo proprio in cui sedere in disparte, rimanere da sola, senza che nessuno le parlasse”.

Sebbene in terza persona, il libro è una partita a ping pong fra i vari personaggi, non solo le quattro donne ma anche tutti gli altri, non molti, che incrociano il loro cammino, così da avere un quadro completo sui pensieri e le personalità di tutti. A tratti il suo stile mi ha ricordato Madelaine St.John, a tratti quello di Fitzgerald… sicuramente sarà stata anche la presenza di uno show don’t tell naturale, senza forzatura alcuna, classico di chi possiede una dote innata. 

Nella prima parte del libro, onestamente, soprattutto due personaggi si sono beccati tutta la mia antipatia a causa del loro atteggiamento viziato e prepotente e mi sono subito sentita vicino ai pensieri di una delle donne. Viviamo episodi di vita quotidiana, la scelta della camera da letto, del menù del pranzo, ogni piccola cosa è un raggio di luce che attraverso il prisma della letteratura si divide nei colori primari, ogni colore è il punto di vista di un personaggio… inizialmente, tramite metafore davvero ben studiate, l’autrice mette in luce i difetti delle protagoniste in contrasto con i pregi del luogo, intercalando la narrazione del quotidiano con pensieri filosofici, antropologici, sociali spiegati con una semplicità disarmante, tanto da rendere l’opera adatta a chiunque. Per niente piatto, non mancano colpi di scena, sempre in linea con la dolcezza del romanzo. Questo libro, in fondo, è un’opera sulla potenza dell’amore, su quanto sia importante amare e su quanto siamo sciocchi a dimenticarcene o a rifiutare l’amore, non quello sentimentale, ma ogni forma d’amore. I personaggi, tutti ben caratterizzati sia dal punto di vista fisico che caratteriale, crescono tantissimo nel corso di queste circa 300 pagine, per me è stato affascinante vedere il loro mutamento, la loro evoluzione, attuata sia grazie alla bellezza del luogo ma anche, anzi soprattutto, grazie alla vicinanza delle altre ospiti che, senza mai essere invasive, anzi, a volte senza volere, hanno comunque fornito alle altre ciò di ciu avevano bisogno per essere consapevoli dei propri pregi e difetti e di cosa realmente avevano bisogno nella loro vita. 

“Non le sembrava di chiedere tanto, in un mondo così affollato di persone: voleva solo averne una per sé, una sola su milioni. Qualcuno che avesse bisogno di lei, che la pensasse, che fosse ansioso di tornare da lei: oh, desiderava tremendamente essere preziosa per qualcuno!”.

È un libro che mi ha lasciato tanto e che non dimenticherò mai, entrato a gamba tesa nella rosa dei miei preferiti, mi ha regalato nuovi amici e spunti importanti per migliorare come scrittrice. Lo consiglio davvero a tutti, fidatevi, non ha controindicazioni.

@raffaella_iannecebonora_author

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