Recensione – Il sonno dei gatti – Vanessa Criconia

Carissimi lettori e carissime lettrici, è con grande orgoglio che torno a parlarvi di un’autrice che ho avuto il piacere di conoscere e apprezzare grazie al suo primo romanzo “Il filo di porpora”, un’opera che è riuscita ad innescare in me profonde riflessioni e nuovi punti di vista. Oggi vi parlo del nuovissimo romanzo “Il sonno dei gatti” e della sua sensibilissima autrice Vanessa Criconia.

Vanessa vive e lavora a Padova come educatrice. Ha collaborato con i Servizi Sociali, l’Ufficio Affidi e il settore Servizi Scolastici per realizzare progetti educativi volti al sostegno di famiglie in situazioni di forte disagio sociale.

Scheda Tecnica

  • Titolo: Il sonno dei gatti
  • Autore: Vanessa Criconia
  • Editore:‎ Fondazione Mario Luzi
  • Data pubblicazione: 18 novembre 2021
  • Genere: Narrativa contemporanea
  • Copertina flessibile: ‎208 pagine
  • Cartaceo: 20,90 euro

Trama

L’autrice ci offre una visione filtrata attraverso la tenue luce femminile, un perimetro umano entro il quale trova spazio la sensibilità delle donne. Il centro della questione permane sempre la persona umana nella sua interezza, al di là della contesa di genere oggi particolarmente in auge. Scrive l’autrice: “Essere o meno depressa non era la questione. La domanda era: sarei riuscita ad accorgermi dei momenti di felicità? Anch’io avevo ricevuto doni dalla vita, i tramonti e le giornate di sole, ma sulla bilancia pesava più il grigiore. Sfioriamo la felicità e non la possediamo. È così che Creatore si fa cercare, senza svelarsi totalmente, perché la ricerca è un viaggio”. (Mattia Leombruno, Presidente Fondazione Mario Luzi – marioluzi.it)

Recensione

DALLA PREFAZIONE DI MATTIA LEOMBRUNO

Vanessa Criconia è scrittrice appassionata particolarmente vicina e interessata alla grande questione umana, alle componenti psichiche ed emotive che muovono la storia degli uomini e le loro vite individuali.
Nei suoi scritti, e anche in questo romanzo, l’autrice ci offre una visione filtrata attraverso la tenue luce femminile, un perimetro umano entro il quale trova spazio la sensibilità delle donne. Ma ciò non deve affatto trarci in inganno giacché il centro della questione permane sempre la persona umana nella sua interezza, al di là della contesa di genere oggi particolarmente in auge. [..]
L’autrice, così vicina e sensibile rispetto alle ragioni profonde della vita, alla fragilità umana, senza atteggiamenti di parte, affronta in questo romanzo uno dei grandi temi delle epoche moderne, il malessere silente della depressione e ciò si collega a una serie di dinamiche della società attuale: la perdita di un lavoro e un lutto sconcertante.

E vivo

Ho
nelle vene inchiostro,
nei piedi danze tribali,
nella mente pugnali contro le tempie.
E scrivo.

Cara Vanessa,
fin dalle primissime righe del romanzo sono riuscita ad entrare in forte empatia con la protagonista, Anna.
Il suo male di vivere, la sua sofferenza, il lamento acuto del suo malcelato dolore è giunto immediatamente alle mie tempie e mi ha, inizialmente, rattristata.

Dalle persiane entravano raggi di luce tra le fessure chiuse male. Mi davano fastidio. Volevo il buio totale. Non mi sentivo bene, il mio corpo mi sembrava sull’orlo della rottura e presi il termometro per capire se avessi la febbre. 35 gradi centigradi. Un anatomopatologo avrebbe detto che ero morta da più di un’ora. Chiusi gli occhi. Mi svegliai ancora, guardai il cellulare. Era mezzogiorno oramai. Ma non avevo voglia di spostarmi da quel cuscino. Non avevo voglia di fare niente, non volevo sentirmi obbligata ad avere cura di quel corpo, di quella casa, non volevo occuparmi di niente e di nessuno. Avevo appena la forza sufficiente per respirare. Pensavo se questo basta per definirsi vivi allora non sono ancora morta. Chiusi gli occhi.

Mi sono subito chiesta come sarebbe riuscita la mia amata Vanessa a tirare fuori da quello stato di torpore la povera Anna.
La storia sarebbe riuscita ad avere un lieto fine?
E adesso che sono giunta alla fine ho compreso da me che un lieto fine non deve per forza esserci.

La felicità non può esserci sempre, si tratta di piccoli attimi, sussurri di emozioni, diapositive di un airone che si proiettano ansiose sullo sfondo di una città al crepuscolo.
Forse ho raggiunto quello stato di beatitudine che si può trovare anche nel “sonno dei gatti” quando la coda disegna sul corpo ricurvo un cerchio perfetto.
È ciò che più assomiglia alla pace sulla terra degli uomini.

E così, come apprendo dalla tua nota biografica, in questo secondo romanzo di formazione, la tristezza viene demolita e sviscerata trasmettendo l’idea che non meriti mai un ruolo da protagonista.
Vengono abolite le etichette perché il romanzo racconta frammenti di vita delle persone e non dei “depressi”.
Parla di una storia uguale a tante altre per offrire un’eroina come esempio della vita che prevale sulla depressione, un’icona di donna fragile che vince proprio perché lotta.

Grazie, davvero di cuore, Vanessa Criconia, perché attraverso questo tuo nuovo lavoro riuscirai senz’altro ad aiutare e a portare un supporto a tutti coloro i quali stanno affrontando un momento molto complesso per la loro sfera emotiva come può succedere quando si perde il senso della vita e l’interesse per la quotidianità e il dolore affligge continuamente la mente… e finisce per contaminare inesorabilmente anche il corpo.
Perché mente e corpo sono fortemente connessi e la loro salute è direttamente proporzionale.

“Quando ci comportiamo come se stessimo bene, quando con il nostro corpo facciamo le cose che fa un corpo sano, anche la mente lo segue.
Si convince che sta bene.
È una specie di psicoterapia al contrario che parte dal corpo per arrivare al cervello.
In fondo io non credo che vi si possa ammalare solo nei pensieri.
Se sei triste, tutto il tuo essere è triste, il tuo cuore, i tuoi reni, i tuoi muscoli e i tendini.

Mi sento di affermare con convinzione che “Il sonno dei gatti” è un romanzo che ci permette di imparare la resilienza.
Un percorso emozionale dove ricavare delle preziosissime “istruzioni” in caso di necessità.

“Accarezziamo un gatto,
mangiamo una pizza,
balliamo, sorridiamo, abbracciamo, corriamo,
ascoltiamo una melodia e infine
sfioriamo la felicità e non la possediamo, no,
perché possederla
significherebbe perdere la gioia di cercarla.”

Uno strumento di sostegno per chi è precipitato nel profondo abisso delle depressione in modo da poterla affrontare in maniera attiva e consapevole.

A tutti quelli che la tristezza vuol dominare con tirannia
ma che si oppongono al suo trono con coraggio.
A tutti coloro che la montagna guarda con dolcezza.
A chi ama con forza la vita e che nel dare riempie il proprio scrigno di ricchezze.
A te che parli agli animali e non resti mai senza risposta.

La rubrica Review Diary è uno spin-off del libro Una nature lover in lockdown e nasce dal desiderio di dar seguito alle pagine del mio libro-diario, che calorosamente tutti i miei lettori mi hanno richiesto.
Salvina Cimino

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