Recensione – Cronache di un Mesotes _ La guerra del Portatore – Alberto Grandi

«Quindi sei venuto in cerca di avventura e di fama, o perché non ti piaceva la vita che conducevi sulla Terra?»

Scheda Tecnica

Disponibile il pre-order del secondo volume: Cronache di un Mesotes – La Furia del Portatore sul sito della Bookabook. Novembre 2021 prevista pubblicazione presso tutti gli store e librerie fisiche.

Trama

Il Portatore, colui che crea la vita e distrugge tutto ciò che incontra sul suo cammino, sta guidando l’avanzata di un esercito di creature oscure che minaccia gli equilibri dell’intero universo. Fortunatamente, però, alcune specie aliene hanno deciso di stipulare un’alleanza per fronteggiarlo e quattro Umani sono stati scelti per unirsi alle loro schiere di soldati: tra questi c’è Leon, un ragazzo appassionato di arti marziali e filosofia, con un passato misterioso alle spalle e un futuro ancor più incerto all’orizzonte. Basteranno il suo coraggio e la misteriosa spada Azrael per permettergli di sopravvivere a pianeti sconosciuti, missioni diplomatiche e combattimenti all’ultimo sangue?

Biografia

Alberto Grandi classe 1994, è nato e residente a Milano. Laureato in Filosofia e istruttore di arti marziali, è appassionato di storia e mitologia classica nonché di fantasy e videogame. Cronache di un Mesotes è una saga fantascientifica che fonde filosofia e arti marziali in un quadro fantasy.

Recensione

Benvenuti fanciulli in questa nuova recensione che continua il filo conduttore del “nero sta bene su tutto” ahahah e prendendo spunto dagli elementi primari della copertina e della storia, vi presento il primo volume della trilogia intitolata Cronache di un Mesotes che cerca di concentrare il suo più intrinseco obiettivo nel La guerra del portatore. Prima di entrare nel profondo di questa storia, ci tengo a specificare che personalmente la mia propensione verso l’opera era molto diverso rispetto a quello che effettivamente ho recepito, considerando il genere di riferimento che sottolineo essere: fantascienza. Ma facciamo un passo alla volta.

La primissima cosa che ha scaturito in me la voglia di leggere il primo volume di questa saga, è il termine presente nel titolo. Per le persone afferrate in filosofia oppure grazie all’infarinatura scolastica, il termine Mesotes si ricollega al sostantivo utilizzato da Aristotele per identificare l’etica morale di una persona e il proprio equilibrio “giusto”. Quella particolare capacità di non vedere mai il bicchiere mezzo pieno, oppure mezzo vuoto, equilibrando ogni singolo fattore, creando così parità. Aver utilizzato questo termine così tanto ricercato, dove ci vuole portare? Semplice, alla primissima chiave di lettura della serie completa ed evidente approfondimento dell’autore sulla materia filosofica (sottolineato dalla sua biografia molto esplicativa) insieme alla sua seconda grande passione: le arti marziali. Come unire questi due elementi apparentemente distanti?

Facciamo un passo indietro. Di cosa parla la storia? Conosciamo così Leon, protagonista primario e voce narrante, presentato come un ragazzo che non possiede nulla e decide di offrire la sua vita andando in servizio presso una struttura velatamente pacifica e servizievole. Veniamo a scoprire che, sotto la patina sprovveduta del ragazzo, si cela una voglia di scoprire il suo primario scopo, ben nascosto tra le sue memorie più o meno vivide. Questo suo sacrificio, verrà sminuito dalla missione che dovrà svolgere: andare in missione per salvare ogni specie vivente da una guerra troppo imminente e devastante. Fortunatamente non sarà solo e insieme alla squadra che verrà composta durante il libro, abbiamo l’occasione di masticare nozioni di arti marziali (ricordiamoci, prediletti e praticati dall’autore) che non si soffermano troppo sulla “fisicità” della azioni ma sulla costante ricerca di equilibrio tra mente/strategia e corpo/precisione togliendo quell’apparente giudizio frettoloso su uno sport poco citato nei libri e approfondito altrettanto meno nelle rare occasioni. Si nota subito la dedizione di Alberto, nel narrare emozioni, paure e rivincite tanto da far pensare ad un punto della storia, che la voce del protagonista sia dello stesso autore. Una simbiosi molto profonda che concentra i propri battiti in linea con il corpo del lettore.

[…] «Fra i principi a tua più stretta disposizione, su cui dovrai riflettere, vi siano questi due: primo, la realtà non tocca l’anima, ma ne resto fuori immobile, mentre i turbamenti derivano dalla sola nostra opinione interiore; secondo, tutto ciò che vedi muterà in un istante e non esisterà più. Il cosmo è cambiamento, la vita opinione.»

La scelta di unire fantascienza a filosofia, oltre alla dimestichezza di linguaggio che porta a galla tutti i dialoghi filosofici conosciuti e non, ma (soprattutto all’inizio) tende a destabilizzare il lettore perché struttura il dialogo in maniera più serrata e introspettiva. Un lettore poco abituato a questo tipo di “spessore” potrebbe recepirlo in maniera errata ma se lasciate da parte ogni tipo di remora, questo primo volume si colloca nella giusta dimensione. Questo “tono” impostato, viene proiettato in diverse occasione, dall’allenamento serrato, al confronto tra personaggi, nei momenti di stallo (che saranno molti) alle azioni più decisive. Ponendo tante domande con il beneficio del confronto, porta i protagonisti ad intraprende una botta e risposta serrata, proiettandoci ad ipotetici confronti interiori. Cosa che sottovalutiamo frequentemente.

[…] Non chiudere gli occhi… muori a occhi aperti! Non si può eliminare la paura, fa parte della natura umana. Si può solo imparare a conoscerla e utilizzarla per far sì che ci renda vigili. Non scappare… rimani qui, qualunque cosa succeda.” Quelle parole mi infusero coraggio.

L’opera essendo impostata in questa maniera “comportamentale” decisa, porta ad avere meno “azioni” e più dialoghi, dettaglio che va evidenziato per chi come la sottoscritta, desidera quel sottile equilibrio tra ragione e azione. Giustamente avvalorato dall’impronta intrapresa, non mi aspettavo diversamente e apprezzo molto l’obiettivo oneroso dell’autore; non è semplice trattare argomenti come la conoscenza, la politica, la strategia e il dialogo senza risultare un trattato di filosofia ma andava pulito di un velo di introspezione. Essendo il primo volume di una trilogia, andava mostrato tanto altro e non soffermarsi solo sull’aspetto mentale, perché è venuto meno la “presentazione” caratteriale dei personaggi e la loro personalità, spiegata solo dal loro pensiero e non dal loro agire. Questo è particolarmente evidente perché lo stesso Leon effettua diverse cose in maniera completamente seriale dimostrando che le precedenti “illuminazioni” non hanno mutato la sua psiche, ponendo gli stessi errori alle azioni medesime. La mancanza di un vero “punto massimo” ha reso la storia una linea retta, senza picchi alti e momenti di stallo, equilibrio necessario per invogliare a proseguire la trilogia. Nel mio caso specifico, avrei il desiderio di continuare solo per sapere che temi ha deciso di trattare l’autore nel secondo, e non per il legame che dovrebbe instillarsi nella storia del protagonista.

«Secondo me, dipende da un insieme di valori morali e sociali. Viviamo in un’epoca in cui ci importa solo del denaro, non ci preoccupiamo per gli altri ma, soprattutto, non ci preoccupiamo di noi stessi. Elogiamo i disvalori invece che i valori. Inoltre, grazie a potenti mezzi di comunicazione, tutti siamo costantemente bombardati da programmi spazzatura che educano i più giovani a seguire modelli malati e formano, inevitabilmente, delle nuove generazioni che non sono interessate alla cultura» risposi, con foga. Per quanto la mia riflessione fosse amara, ero entusiasta di avere un’interlocutrice con cui sostenere questo genere di discorsi.

Le Cronache di un Mesotes è un libro fantascientifico atipico, portandoti al bivio più estremo: o ti piace oppure non lo capisci. Io sono nella fascia del “beneficio del dubbio” perché trovo l’idea degli eclettici dialoghi geniale ma a discapito della storia ponendo l’accetto sullo spessore e non sullo spazio. Aggiungiamo il fattore “marziale” è un bellissimo elogio all’arte più controversa e difficile da interpretare e spiegare, punto a grande favole. Personalmente sono in quel limbo dove sei contenta del concept ma non sei totalmente convinta della forma in proporzione con il resto. Quindi lascio l’ardua sentenza a voi. Ho cercato di unire tutto quello che dovete sapere su questo primo volume, e non sapendo bene a chi consigliarlo (cosa che succede frequentemente nei titoli tratti da saggi filosofici) mi affido a voi. Avendo questa nota molto evidente, non me la sento di andare troppo spedita perché va letto in maniera propositiva. Rispetto ad un libro rosa, dove la mente devi utilizzarla molto poco (non è un pregiudizio ma un dato di fatto), qui arrivi al punto di farti fumare il cervello. Sei disposto a mettermi in gioco? Allora è l’opera adatta a te.

Alla prossima dalla vostra CAPPELLAIA MATTA.

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