Recensione – La sorella perduta – Lucinda Riley

Mi sembrava di aver perso nello stesso momento due dei più grandi amori della mia vita, soprattutto perché erano inscindibilmente legati fra loro. Erano state le cantautrici tanto amate da papà ed aver acceso per prime la mia passione per la musica. Ero cresciuta ascoltando Joni Mitchell, Joan Baez e Alanis Morisette.

Scheda Tecnica

Trama

Maia, Ally, Star, CeCe, Tiggy ed Electra: ognuna delle 6 sorelle D’Aplièse ha compiuto un viaggio straordinario alla scoperta delle proprie origini, ma la costellazione delle Pleiadi da cui hanno preso i loro nomi è composta da 7 stelle e nessuno ha ancora scoperto chi sia veramente e dove si trovi Merope. Mentre Ally e Maia sono ad Atlantis a guardare Electra in tv al Concert for Africa, l’avvocato Georg Hoffman arriva con una novità incredibile: sembra che finalmente ci sia una pista concreta per trovare la sorella perduta. Con l’indirizzo di una vigna e il disegno di un anello di smeraldo a forma di stella, ha inizio una staffetta che porterà le sorelle ad attraversare, letteralmente, il mondo intero: dalla Nuova Zelanda al Canada, dall’Inghilterra alla Francia e infine all’Irlanda, unite più che mai nella missione di completare la loro famiglia prima della commemorazione per la morte di Pa’ Salt. Una ricerca che le metterà sulle tracce di una donna che in realtà non vuole essere trovata… ma perché?
Sempre più avventura, sempre più suspense nel settimo capitolo dell’epica saga bestseller internazionale.

Recensione

Hello drunk! Conoscete benissimo, ormai, il mio amore per Lucinda e per questa saga, qualche volume mi è piaciuto meno, qualcuno più ma, nell’insieme, li ho adorati tutti, soprattutto il primo, La ragazza delle perle e La ragazza del sole che, ricordo, definii “B-E-L-L-I-S-S-I-M-O”. Mi dispiace molto non poter dire, invece, lo stesso de “La sorella perduta”. Ho letto il settimo, e quello che pensavo fosse l’ultimo, volume della saga a cavallo della triste dipartita dell’autrice, non vi nascondo che per una settimana ho stoppato la lettura ma poi … poi mi sono rimboccata le maniche e ho pensato che, nel mio piccolo, la cosa migliore che potessi fare fosse leggere la sua ultima opera e, con tanta umiltà, provare a parlarne con voi in maniera schietta e sincera, come sempre.

Mi è piaciuto? No. No, perché questo volume non ha nulla del fascino e della magia degli altri sei, assolutamente nulla. L’ho trovato lento, noioso, saturo di descrizioni inutili che allungano soltanto un lavoro che, invece andava alleggerito. Sembra quasi che non sia stato scritto da Lucinda (dubbio che mi è venuto prima di sapere della sua malattia e che si è rafforzato dopo la sua scomparsa) né editato e tradotto dalla solita squadra.

«[…] In casa abbiamo questo enorme telescopio, che sta in una specie di osservatorio all’ultimo piano. Già da piccolissime sapevamo a memoria tutte le stelle della costellazione di Orione e dintorni» raccontò CeCe. «A me non interessavano, a essere sincera, finché non mi sono trasferita ad Alice Springs e ho scoperto che le Sette Sorelle sono delle divinità anche nella cultura aborigena. Mi sono sempre chiesta come mai esistessero così tante leggende sulle sette Sorelle, praticamente ovunque: nella cultura maya, in quella greca, giapponese … queste sorelle sono famose in tutto il mondo.»
«Esistono anche nei racconti maori» aggiunse Mary-Kate. «Le chiamano le figlie di Matariki: ciascuna di loro ha doti speciali, e dona alle persone qualcosa di diverso.»
«Ma com’è possibile che a quei tempi le varie culture si conoscessero fra loro?» domandò Chrissie. «Cioè non c’eraInternet né tantomeno la posta o il telefono, quindi come fanno le leggende a essere così simili, senza alcuna comunicazione fra i popoli?»

Il linguaggio delle sorelle è molto diverso, invece che delle vecchie amiche mi è parso di scontrarmi con delle sosia, delle pallide imitazioni e questo mi ha deluso tantissimo. Lo show don’t tell al quale eravamo tanto abituati qui è quasi assente, a tratti sembra scritto da un esordiente, spesso mi sono chiesta dove fosse la penna che mi aveva tenuta incollata per le novecento pagine de La sorella del Sole e che adesso, invece, faticavo a leggere. Le prime duecento pagine sono state un boccone amaro da buttare giù, non vi nascondo che ho dovuto fare uno sforzo sovraumano per finirlo e ci ho messo circa un mese, mentre gli altri li ho divorati in pochi giorni. L’ho trovato caotico, confusionario, con qualche inesattezza (che non posso riportare perché riguarda spoiler enormi della trama) e ripetizioni atipiche della Riley che, solitamente, era una scrittrice precisa e attenta ad ogni minimo dettaglio.

«[…] che problema c’è se volete passare una notte, una settimana, un mese o magari una vita insieme? Le occasioni di incontrare qualcuno che ci piace e che ricambia le nostre attenzioni sono così rare. E in quei momenti c’è un’unica cosa da fare. disfare le valigie e aprire il proprio cuore …»

Belle frasi a effetto non mancano, ne ho sottolineate un bel po’ e riportarle tutte sarebbe impossibile, qualcuna mi ha anche fatto scendere una lacrima perché, col senno del poi, mi è quasi parso di intravedere fra le righe la sofferenza di Lucinda, il suo pensiero in quei periodi di buio, la consapevolezza che questa sarebbe stata la sua ultima testimonianza terrena e, per un lettore affezionato, è una emozione senza pari.

«Ricordati solo questo: segui i tuoi sogni. Sei speciale, Merry, e non devi scordartelo mai. Promesso»
«Promesso»
«Confido in te, Signore, ma a volte non comprendo il tuo disegno per noi» mormorò il sacerdote rientrando in chiesa.
«[…] non riesco a sopportare tutte quelle sciocchezze sulle punizioni per i propri peccati terreni… Ad esempio, che diavolo ha fatto di male un soldato diciassettenne per meritarsi di essere spedito in trincea? […] Penso piuttosto che sia la razza umana a crearsi il proprio inferno sulla terra»

Passiamo alla protagonista, che non vi dirò chi è per non spoilerare, del resto tutto gira intorno alla “sorella perduta”. È una persona che non mi è piaciuta sin dal primo capoverso. A parte che il colpo di scena sulla sua identità, se tale voleva essere, non ha funzionato (anche perché il parte spoilerato in quarta di copertina) e non è da Lucinda, ma poi… una persona debole, illogica, vigliacca, egoista, cinica, indecisa fino all’esaurimento, che ha bisogno di essere portata per mano pure per andare al bagno… e che diamine! Un po’ di nerbo figlia mia! Non ha nulla in comune con le altre sei ragazze conosciute fino ad ora. Vogliamo parlare della suspense? È una cosa che amo nei romanzi però va saputa dosare perché altrimenti annoia e spinge il lettore a lanciare il libro dal balcone urlando “hai rotto le pagine”. In questo volume, come avrete intuito, la suspense è decisamente troppa, Lucinda (non sono ancora certa sia stata lei) ha esagerato ottenendo l’effetto contrario, una vicenda che potrebbe risolversi in maniera anche brillante in pochi capitoli, lei se la trascina dietro come un cadavere puzzolente per centinaia di pagine, ammorbandoci infinitamente! Per quanto riguarda la parte storica, come in tutti i suoi libri, l’ho trovata molto istruttiva, mi ha permesso di rispolverare pagine di storia che avevo sottovalutato e di scoprire lati nascosti di una vicenda che ancora oggi non è del tutto risolta, alcuni intrighi ci sono, specialmente verso la fine, ma nulla di eclatante. Ecco, il finale l’ho apprezzato molto di più rispetto a tutto il resto del libro, ben giocato per obbligarci a spendere altri venti euro per un ottavo romanzo del quale non c’era bisogno se in questo, invece che sprecare spazio per roba inutile, ci si fosse concentrati sul dare le risposte giuste. E invece no. La mia crudele constatazione è che, visto il successo della saga, si è deciso di allungare il brodo per poter speculare ancora un altro po’. Invece di risposte qui ho trovato vicende noiose, allungamenti inutili, vicende campate in aria e, soprattutto, domande, domande e ancora domande … manco una risposta! Manco mezza! Anche perché le risposte date sono finte risposte che nascondono altre domande! Il sogno delle sette sorelle si è trasformato in marketing, in una fabbrica di soldi e, vista la dipartita dell’autrice, questo mi fa molto male. A parte questo, Lucinda resta una delle mie autrici preferite, mi ha fatta ridere, emozionare, sognare, è arrivata al cuore di tutti i suoi lettori con eleganza, sapienza e delicatezza, conquistandoci nel giro di poche righe e questo non lo dimenticherò mai.

Grazie Lucinda
Una tua umile lettrice

La vita è un viaggio, non una destinazione.
[Ralph Waldo Emerson]

Al prossimo boccale di lettere! Vostra Arte alla Spina!

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