Recensione – Non ti perdere – Giada Fariseo

Avete bisogno di una storia da vivere?!?! Toccare con mano attimi emotivi forti, entrando in una storia fatta di dolore e guerra, visti dagli occhi esterni e da persone che, quel passato, l’hanno visto sulla propria pelle? Eccovi accontentati…

Scheda Tecnica

Trama

Una laureanda che ha rinunciato al sogno di danzare sale su un treno che la condurrà sul palcoscenico della vita.Tea è prossima alla laurea; caparbia e determinata, ha le idee ben chiare su ciò che vuole e sa come ottenerlo. Tuttavia, l’incontro con due ragazzi, molto diversi l’uno dall’altro, risvegliano in lei un lato molto più istintivo e passionale. Quando sembra che la relazione con uno dei due possa concretizzarsi, il destino le offre un’occasione: un viaggio in America per completare la sua tesi sui relocation centers americani. Ben presto le sue ricerche incroceranno una famiglia di nisei nonché il dramma da loro vissuto durante la Seconda Guerra Mondiale. Affiancata da Chris, una guida del posto, Tea cerca le risposte a un dubbio durato decenni, provando con tutta se stessa a non perdersi dentro un finale tutt’altro che scontato.

Recensione

Benvenuti fanciulli in questa recensione che tratterà un libro già conosciuto per i più veterani di voi e nuovo per i lettori appena arrivati sul blog. Sto parlando di Non ti perdere di Giada Fariseo che torna con una nuova veste e migliorie interessanti per la sua opera. Amato nella prima versione, apprezzato ulteriormente nella seconda, veniamo a noi.

La nostra protagonista è Tea, una ragazza spigliata, molto dedita allo studio al punto di scegliere come argomento di tesi la Leggenda di Manzanar, arrivato alla luce dopo misteriose circostanze. Passato storico che ignoravo prima di aver letto l’opera di Giada. La curiosità di Tea in merito a questo argomento, deriva da una serie di episodi che, intrecciati, guideranno la nostra protagonista molto lontano pur di capire e respirare l’aria di un luogo intrinseco di sensazioni forti e sofferte. Questa strada, intrapresa dall’autrice, offre al lettore, una storia diversa dal classico rosa scontato. Uno dei motivi che, personalmente, aumenta il valore stesso della narrazione.


Manzanar significa “campo di mele in spagnolo”, un nome alquanto singolare per connotare un luogo in cui sembra impossibile coltivare anche solo una piantina di riso.
La scelta di quest’ area brulla, arida e disabitata situata ai piedi della Sierra Nevada, non è stata fatta a caso dall’allora presidente americano Roosvelt quando nel 1942, dopo l’attacco di Pearl Harbor, siglò l’ordine esecutivo 9066 che prevedeva l’allontanamento dei Giapponesi dai centri abitati.
Dopo Pearl Harbor, se assomigliavi al nemico, eri trattato come il nemico. Non era importante il livello di integrazione raggiunto fino a quel momento. Dopo l’attacco che costrinse gli Stati Uniti d’America a scendere in guerra tutto fu dimenticato.

Ai giapponesi furono concesse solo poche settimane per cercare di vendere tutte le proprietà di cui erano in possesso e a marzo di quello stesso anno, iniziarono i primi rastrellamenti e le prime famiglie di nisei si scontrarono con quella che sarebbe diventata la loro nuova vita.
Manzanar era un posto duro e inospitale dove si gelava in inverno e si moriva di caldo d’estate. L’unica costante attraverso le stagioni erano il vento e la sabbia.
Manzanar fu il primo relocation center ad essere costruito sul suolo americano. Pochi mesi più tardi ne furono realizzati altri 9 e tra il 1942 e il 1945 vennero rinchiusi 120.000 nisei, americani di origine giapponese.
Veterani della prima guerra mondiale, bambini, neonati, donne e disabili: finirono tutti in uno dei dieci campi d’internamento circondati da torrette di guardia e filo spinato.


Avete mai pensato che il destino segue un copione già prestabilito? Oppure siete dell’idea che ognuno di noi possiede il pieno controllo?

Questa è una domanda che, durante la lettura, martellerà la tua testa. Dalla scelta di seguire gli studi, dalla passione che travolge tutta la sua vita, Tea si lascia guidare dall’istinto più primordiale, sbagliano ma sempre a testa alta. La narrazione ti travolgerà in un vortice fatto da destino, tanto fato e lo zampino maldestro delle nostre stesse manine contornato dalle manomissioni delle persone che ci circondano portandoci a scelte estreme e importanti.

Giada Fariseo ha scelto di intraprendere un racconto ricco e intenso, fatto di momenti forti e altri di relax (proprio come nella vita vera), scoprendo, alla fine, che non è tutta opera di fantasia. Un libro fatto per riflettere sulle proprie scelte e comportamenti, fatti da una protagonista molto complessa tra le sue fragilità. Una ragazza che dovrà capire se stessa e scegliere costantemente tra testa e cuore.

C’era qualcosa al di là del mare che la stava aspettando e doveva scoprire cosa fosse quel magnete che la attirava a migliaia di chilometri di distanza.

Un romanzo rosa ben costruttivo grazie a pregressi studi dell’autrice in merito; Giada ha strutturato la storia in modo da accompagnarti tra ricerche e scoperte tipiche di una studentessa senza mai, e ripeto MAI, annoiare e stancare la lettura, anzi, sono felice di aver scoperto una realtà così cruda e vicina a noi. Rispetto alla prima versione, questo determinato aspetto è stato ulteriormente alleggerito per evitare di appesantire il lettore e lasciarlo libero di vivere senza troppi vincoli. Non si tratta di una tesi di laurea, quindi Giada poteva andare più scialla per noi comuni mortali ahahah…super apprezzato per me. Vivere quei determinati momenti storici, aiuta a “sentire” sotto pelle passaggi decisivi per noi, senza averli mai toccati con mano. Un mix ben amalgamato, sotto forma di scrittura leggera, senza troppi fronzoli o descrizioni prolisse, permettendo alla storia di procedere bene.

Una lettura consigliata perché nuova, fresca, diversa, costruttiva e, soprattutto…vera. Nota per i più cecati di noi, il font utilizzato è molto piccolo per evitare di creare una mola di pagine estremamente eccessiva. Comprendo ma è giusto specificarlo.

“Il cielo e le stelle erano le uniche cose che non ci avrebbero tolto, mi disse…”

Piccolo dettaglio estrapolato dall’intervista fatto tempo fa:
Quanto della storia racchiude dettagli di vita reale e quanti di fantasia?  
Chi l’ha letto e mi conosce, sostiene ci siano molti miei riflessi da adulta all’interno del romanzo. Determinazione, ironia pungente, passionalità. Ma non c’è solo questo in realtà. Se guardo alla mia infanzia, rivedo la passione per la danza, nonostante fossi rotondetta e fossi sempre presa di mira dai compagni di scuola poco carini; la testardaggine di un’adolescente dal carattere ribelle, che arriva a dare lezioni di ballo a delle piccole allieve in una palestra in periferia.
C’è l’incoscienza di chi a quell’età attraversa l’oceano per reperire informazioni su Manzanar, anche se di fatto non sa bene dove andare, e non si scompone neppure un po’ quando mostrando la cartina al titolare del negozio di auto a noleggio si sente rispondere “ You are fuori dalla cartina..”.
C’è la voglia di mettersi in gioco, che non mi ha mai abbandonata anche se con l’età adulta sono aumentate le paure e le fragilità, c’è la voglia di lasciare il proprio segno nel mondo.. e poi ci sono anche molti difetti sparsi qua e là, ma lascio al lettore il gusto di individuarli!
Vi voglio però dire anche cosa non c’è nel romanzo, a scanso di equivoci: la mia vita sentimentale! So che forse non dovrei dirlo, ma le mie relazioni sono state tutte decisamente molto meno piccanti di quella di Tea!  

Alla prossima dalla vostra CAPPELLAIA MATTA.

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