Hello drunk! Oggi vi parlerò del terzo volume di una saga distopica che mi ha appassionato tanto: l’isola di Heta – fuoco amico #1 di Sandra Moretti. Come avrete notato ho iniziato a strutturare le mie recensioni in maniera un po’ diversa, quindi vediamo insieme, per punti, perché non potete perdervi questa saga, una delle poche distopiche non solo made in Italy ma scritte da una donna e, successivamente, diamo uno sguardo a qualche sbavatura trovata lungo il cammino!
Scheda Tecnica

- Titolo: L’isola di Heta
- Sottotitolo: Fuoco Amico
- Autore: Sandra Moretti
- Volume: 1
- Collana: Sci-fi collection
- Genere: Fantasy
- Editore: Tabula Fati edizione
- Data pubblicazione: 26 gennaio 2021
- Copertina flessibile: 200 pagine
- Cartaceo: 12,00 euro
Trama
“Sappiamo quello che desideri, il tuo cuore ce l’ha mostrato prima delle tue parole. Ma non si può invertire l’ordine delle cose. Ciò che arriva alla luce è della luce, ciò che va nelle tenebre resta alle tenebre. È così dall’inizio dei tempi e così deve rimanere.”
La guerra per il dominio dell’Isola è iniziata. Apparentemente protetti da Zeno Loch, il nuovo leader della ribellione, Thea, Sylvia e Thomas hanno trovato rifugio al Confine. Molti imperativi gravano sulle loro coscienze: vendicare, uccidere, lottare, perdonare, comprendere e ogni strada scelta aprirà una nuova via. Il ciclo degli eventi volge al culmine: saranno costretti a mettere in gioco la propria sopravvivenza per proteggere le persone che amano in uno scenario complesso, fatto di vecchi rancori, nuove alleanze, legami famigliari che si recidono e altri che rifioriscono. Il prezzo da pagare sarà altissimo, commisurato all’eventualità di perdere qualcosa o qualcuno. A volte solo una parte dell’uno e dell’altro, o di perdersi per sempre.
Recensione
Iniziamo da cosa mi ha fatto impazzire:
- Come i precedenti libri, anche questo mantiene le sue promesse: è avvincente, ci sono bei personaggi e ben delineati anche se con poche parole (del resto sono vecchie conoscenze), la storia prende molto, ci tiene sul filo del rasoio perché non riusciamo a capire dove andrà a parare (ed io muoio di curiosità), l’azione non manca e ci tiene sempre col fiato sospeso!
- Ci sono straordinari colpi di scena! Complimenti all’autrice!
- La storia mi piace un sacco (o non sarei qui a leggere il terzo) e, proprio perché la adoro mi sarebbe piaciuto leggere qualche pagina in più, qualche approfondimento in più su situazioni e stati d’animo.
- Ho apprezzato molto di più la seconda metà del libro, l’ho trovata più profonda e più emozionante. Gli stati d’animo sono trattati con maggior cura, idem per le situazioni e gli avvenimenti.
Solo accettare che sei debole e inerme davanti alla morte ti renderà forte. L’elaborazione della perdita è un percorso che necessita di una buona dose di coraggio, non puoi negarla o temerla, solo accoglierla come una parte nuova di te. Nella vita siamo chiamati continuamente a scegliere se continuare a vivere o chiuderci nel nostro dolore. A seconda della scelta che farai, potrai avere o no la pace che cerchi.
- Sempre nella seconda metà ritroviamo un po’ di quella Thea che, giustamente, avevamo perso a causa di varie vicissitudini, ovvero quella ragazza caparbia, coraggiosa, altruista e anche spiritosa che tanto mi era mancata!
- Sempre qui troviamo begli excursus sul passato dei protagonisti, finestre su quel mondo di Thea a tratti sconosciuto.
Mai fermarsi sulle cose spiacevoli, stare sempre un passo avanti, così non ti raggiungono. È uno dei suoi tanti motti.
- Ho notato un ottimo uso del lessico bellico, questo ci fa comprendere quanto studio ci sia da parte della scrittrice nella costruzione e descrizione di alcune scene
- Come se già non lo fossi, mi sono affezionata ancora di più ai personaggi della saga e, alla fine, nell’insieme, mi ha emozionata davvero tanto!
Cosa invece mi ha convinta meno…
- A mio modesto parere l’opera parte troppo in quarta, dando per scontato che il lettore ricordi tutto di due libri letti qualche anno fa, come se l’autrice avesse dimenticato che noi non veniamo da Heta e non la conosciamo bene come lei. Io avrei fatto un capitolo iniziale dove riassumere gli avvenimenti principali dei capitoli precedenti e avrei optato per una partenza più soft, per dare il tempo al lettore di riabituarsi a luoghi e personaggi… ricordando ai lettori, anche fra le righe, come si era chiuso il secondo volume.
- I colpi di scena, come sempre, non mancano ma qui ho notato che sono stati un po’ “gettati” o, per meglio dire, sprecati. Ci sono davvero belle scene ma giocate male, il che è un vero peccato, come lessi una volta in un romanzo a me molto caro “è come preparare del tè in un secchio”. I colpi di scena sono il sale di un romanzo e, proprio come il sale, dosarli non è facile.
- Ho trovato la scrittura di questo ultimo capitolo più confusionaria rispetto ai precedenti, tant’è che sono stata costretta a leggere certi pezzi più volte per comprenderli. L’impressione è stata quella di un’opera scritta quasi di fretta e con pochissimo editing, il che ovviamente è responsabilità dell’editore, non di certo dell’autore.
- La narrazione è decisamente troppo veloce, sembra quasi che l’autrice sia stata costretta a tagliare dei pezzi e a cucire insieme quelli rimasti, creando grossi buchi fra un paragrafo e l’altro. Se l’Isola di Heta fosse stato un volume molto lungo avrei compreso la necessità di essere “veloci” anche se comunque non l’avrei apprezzato, ma trattandosi di un romanzo di appena 188 pagine, credo proprio che ad alcuni episodi avrebbero potuto dare più respiro e su certi momenti topici ci si poteva fermare a riflettere un po’ di più. Il romanzo inizia con la protagonista immersa in una tragedia (non vi dico altro per non spoilerare qualcosa a chi ancora non ha letto i primi), mi aspettavo uno scavo più profondo nel suo dolore, mi aspettavo di leggere i suoi stati d’animo, invece niente, ci troviamo di fronte ad un elenco di fatti e lo show don’t tell è praticamente assente in quasi tutta l’opera. Non fornisce al lettore il tempo di metabolizzare l’accaduto, a volte sembra quasi un bollettino radio e questo rende difficile l’immedesimazione.
- Non fatemi spoilerare ma… ho notato la difficoltà dell’autrice nel descrivere e affrontare, in letteratura, il dolore della perdita e la sofferenza per un grave lutto, forse avrebbe aiutato parlare con qualcuno che ha affrontato situazioni simili, per rendere certe parti più realistiche.
- Per quanto riguarda le descrizioni, avrei preferito qualche sforzo in più nella ricerca di sinonimi per evitare spiacevoli ripetizioni.
Mi passa un ometto con appeso un elegante abito lungo sui toni del rosso. A Nate porge uno smoking nero con bavero e coursage del colore del mio vestito […]Mi costringe a mettere un rossetto dello stesso colore dell’abito.
Questo è soltanto un esempio, si potevano usare termini quali carminio, scarlatto, fuoco…
Tutto sommato L’isola di Heta merita di essere letto, la vicenda è molto originale, i personaggi diventeranno i vostri migliori amici e se esistesse una sere tv Netflix basata su questa trama, sarebbe una delle più viste, ne sono certa! Proprio perché la trama è così bella e la Moretti è decisamente una emergente promettente, una delle migliori emergenti da me lette, mi è dispiaciuto inciampare in certi sassolini che comunque non svalutano minimamente tutto il lavoro svolto. Quindi io vi consiglio di lanciarvi in questa avventura fantascientifica, non ve ne pentirete!
Al prossimo boccale di lettere! La vostra Arte_alla_Spina!
Bellissima recensione, mi ha fatto riflettere tanto
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