Recensione – Lasciati Accadere – Gio Filipponi
Benvenuti fanciulli, oggi parliamo di un libro che ha ricordato e rinfrescate vecchi ricordi, portando alla luce consapevolezze diverse e sicurezze diverse. Se vuoi sapere qualcosa in più di Gio e capire cosa si cela dietro a “Lasciare Accadere” attraverso…
ContinuaRecensione – Lascia che poi sia – Gio Filipponi
Scheda Tecnica Titolo: Lascia che poi siaAutore: Gio FilipponiGenere: PoesiaCasa Editrice: InstapoetiData di Pubblicazione: 21 Marzo 2021Pagine: 164Cartaceo: 12,25 euroEbook: 9,99 euro Trama In “Lasciati accadere” (Instapoeti 2020) Gio Filipponi ha affrontato tutti i passi per tornare ad amare noi…
Continua1. Benvenuto nel blog Un tè con la Palma, per entrare subito nel vivo presentati brevemente e descrivi il tuo carattere con un aggettivo.
Grazie a te per questa grande occasione.
In una sola parola? Difficile ma ci provo direi: Irrequieto.
2. Questa intervista nasce dopo la lettura di “Lascia che poi sia” preceduto da “Lasciati accadere”, due letture che hanno inciso la mia vita attraverso i tuoi occhi. La primissima domanda che desidero farti è: da cosa nasce questo progetto?
Tutti i miei progetti nascono da un’esigenza che è quella di parlare in primis a me stesso, capire cosa ho dentro, cosa succede o mi sta succedendo. Lasciar esprimere il mio lato “femminile” più profondo e nascosto: l’anima. In ‘Lasciati accadere’ avevo un forte bisogno di riavvicinarmi a me, si percepisce nel primo capitolo, strada facendo, con l’arrivo del dolore e della consapevolezza si è attenuata quella sensazione da “cuore anestetizzato” e sono rinato insieme alle pagine che io stesso ho scritto.
In ‘Lascia che poi sia’ è successa una sensazione analoga, ma la gioia di aprirsi ha preso il sopravvento sulle altre emozioni. Lascia che poi sia è un libro più positivo e propositivo del suo predecessore perché anche io lo ero. C’è un’energia nuova e spero si percepisca.
3. Perché hai scelto questi due titoli?
Entrambi i titoli si basano su un concetto molto semplice: non forzare la mano. Accettare ciò che succede, agire senza sforzo alcuno. Lasciare che le cose accadono o lasciare che sia proprio tu ad accadere. Hai notato il gioco di parole in poi-sia ?
4. Seguendo il filo logico delle opere, notiamo che si completano perfettamente e un messaggio velato avvicina il lettore “la voglia di rinascere dopo una separazione difficile”. Conosco già la risposta ma desidero che tutte le persone possano prendere ispirazione dal tuo percorso. Perché hai scelto di parlare della “vita in solitaria”?
Io cerco di spronare lettore verso questa mia intuizione o consapevolezza, che è quello di realizzare sé stessi prima di realizzarsi in coppia. Credo che sia l’unico modo possibile per prepararsi il terreno ad una vita felice. Troppe volte le persone cercano di realizzarsi in coppia prima che mettere a posto la loro vita privata, dalla mia modesta esperienza, ciò non è funzionale.
5. A chi consigli la lettura di “Lasciati accadere” e “Lascia che poi sia”? Ci sono differenze? Devono essere letti separatamente o si completano tra di loro?
Si possono leggere separatamente o prima il secondo e poi il primo, non importa. Credo che sia il libro a chiamare il lettore. Potrei dire che lasciati accadere è il libro per chi vuole tornare ad amare sé stesso, lascia che poi sia è il libro per chi vuole tornare ad amare gli altri.
6. Entrambi i volumi sono autobiografici?
In parte sì, mai ho voluto mascherare il mio vissuto, questa è la sostanziale differenza tra il poeta e il romanziere. Il primo parla di sé attraverso i versi, il secondo attraverso i personaggi dei racconti.
Ogni volta che sento di essere troppo autoreferenziale, rammento a me stesso che la poesia più famosa del maestro Eugenio Montale (ho sceso dandoti il braccio) è dedicata alla sua compagnia di vita.
7. Quanto tempo hai necessitato per “lasciarti andare attraverso la penna”?
La scrittura come forma di terapia mi accompagna da anni, il mio primo “nero su bianco” è datata ai tempi dei banchi di scuola, ricordo che, come compito per le vacanze, la professoressa ci aveva chiesto di scrivere ogni giorno una pagina di “caro diario”. Ricordo che mi piaceva molto scrivere quei pensieri, ora so che mi aiutavano a fare il punto della situazione, capire meglio le mie emozioni e comprendere anche quando ad esempio, un amico conosciuto in un villaggio vacanze aveva lasciato un segno nella mia vita.
i miei libri invece richiedono un tempo di stesura e revisione che va dai sei ai nove mesi.
8. Osservando le due copertine, è palese una differenza sostanziale: vuoi spiegarci questa scelta?
Dal rinascere da soli, al rinascere insieme.
Due piccole curiosità: La prima idea di copertina di lasciati accadere erano dei ciottoli depositati in un fiume o stagno che rappresentavano un percorso. Dovevano esserci delle ninfee e fiori di loto. Successivamente abbiamo deciso di mettere in copertina non la natura bensì l’uomo o meglio ancora una ragazza innocente.
Nel secondo libro invece mi ero immaginato delle mani. Le mani di una donna che anticipavamo quelle di un uomo, quasi come a condurre in una liberazione.
Con la casa editrice abbiamo preferito un’immagine paritaria. Un abbraccio, un reciproco abbandonarsi. Nello sfondo è predominante la natura: i fiori, i fili d’erba. Infine gli alberi sempre verdi.
9. Perché hai scelto questa frase in copertina: “In nove mesi, nasci. In dodici, rinasci.”?
10. Perché hai scelto questa frase in copertina: “Nascere non era tua responsabilità, rinascere sì.”?
Vorrei raggruppare queste domande.
I sottotitoli (come le immagini di copertina) per me rappresentano le figure chiave del libro. Nei miei lavori i sottotitoli sono come brevi sinossi. Non mi sento di spiegare queste frasi, preferisco non influenzare l’immagine che ogni lettore si crea nella sua mente.
11. Quale frase dei tuoi libri, ti fa sentire forte e sicuro?
Tutte e nessuna. A giorni alterni. Forse è per questo motivo che continuo a scrivere ..
12. Cosa ti auguri per il tuo futuro?
Vorrei scrivere il mio primo vero romanzo, poetico e breve. Intenso. Nel frattempo credo che uscirà un altro libricino di poesia, forse d’amore del quotidiano, forse più ironico chissà. Non ho fretta: aspetto che sia l’opera a chiamarmi.