Vorrei smettere.
Vorrei farlo, ma prima di riuscirci devo trovare almeno una persona che esprima vicinanza, non per me che non cerco pietà o commiserazione, tantomeno consensi, ma per l’atrocità che è stata commessa.
Non per me, né per le mie scelte, ma per il loro significato.
Scheda Tecnica

- Titolo: Il viaggio della fenice
- Autore: Sabrina Prioli
- Editore : Independently published
- Data pubblicazione: 24 giugno 2020
- Genere: Autobiografico, memorie
- Copertina flessibile : 217 pagine
- Cartaceo: 14,99 euro
- Ebook: 4,99 euro
Trama
In questo libro d’esordio, Sabrina Prioli ripercorre le tappe di oltre dieci anni di vita, dall’incubo del terremoto di L’Aquila al viaggio in Sud America dove coordinerà progetti di sviluppo umanitario, fino a giungere nel Sudan del Sud sconvolto dalla guerra civile. Qui sarà vittima di una brutale aggressione all’interno del compound in cui alloggia.
Nonostante le profonde cicatrici interiori, Sabrina trova la forza e il coraggio di farsi carico della voce di milioni di vittime di abusi, avviando un lungo percorso di ricerca della giustizia, tuttora in corso. Con uno stile spontaneo e senza travestimenti, “Il viaggio della fenice” esplora la capacità di far fronte in maniera positiva alle avversità, coltivando le risorse che si trovano dentro di sé e rinascendo, ogni volta, come la fenice dalle ceneri.
Recensione
Benvenuti fanciulli in questa nuova recensione, più difficile del solito perché tratta un tema molto vicino a me e capace di farmi rivivere dei passati incubi moderni. Ci troviamo di fronte ad un memoir, una storia tratta dalla realtà, scritta dall’autrice Sabrina Prioli. I memoir si dividono in due categorie: quelli che possiedono nomi di fantasia con alcune situazioni rielaborate un minimo (in caso di azioni legali ancora in atto) oppure nomi e situazioni ricalcati dalla realtà. Sabrina ha scelto di narrare il suo passato attraverso questo libro che non si lascia andare ad effimere speranze mai realizzate ma dalla pura e semplice verità. Non aspettatevi paroline dolci oppure riccamente fiorite perché la scrittura di Sabrina è cruda diretta e senza mezzi termini, descrivendo situazioni così reali da sembrare frutto della fantasia.
Ho scritto il libro che avrei voluto leggere. Quello che mi ha fatto capire che non ero pazza, ma solo l’ennesima vittima di un’atroce ingiustizia.
Sabrina narra la sua vita, passo dopo passo, seguendo la sua carriera come professionista nell’ambito delle cooperazioni internazionali come supervisore di progetti atti ad aiutare persone di etnie diverse e donne attraversate da momenti di violenza e debolezza fisica e mentale. Rivivremo tutte quelle sensazioni che la stessa Sabrina ha visto con i propri occhi, la desolazione nell’animo di quelle persone che sanno di non farcela, la paura di parlare e aprire la vita ad una forza nuova e la crudeltà del genere umano. In una di queste occasioni ci sarà un cambio di rotta molto repentino che metterà alla luce un’accaduto difficile da digerire. Durante una guerra civile che mette in mezzo anche comuni volontari, avviene un violento attacco da parte di soldati che spazza via quel briciolo di luce presente nello sguardo di Sabrina. Vedremo e sentiremo sulla nostra pelle la vera paura che persevera nel cuore di persone colpite dai peggiori mali. Violenza nei confronti delle donne e una morte toccata con mano, Sabrina decide di reagire e denunciare l’accaduto rispetto a quell’assordante silenzio creato dalla paura.
La voglia di gridare era più forte della disperazione, le parole si accavallano e si intrecciavano. Avevo bisogno di raccontare, di condividere quei momenti terribili, sentivo la necessità di stare con tutti coloro che, come me, avevano avuto paura e ne avevano ancora.
Volevo tornare a L’Aquila.
Un viaggio fatto di coraggio e perseveranza verso un’obiettivo più grande di noi ma abbastanza resistenti da sopportare. Seguiremo la vita di una donna che ha scelto di aprire gli occhi e urlare le ingiustizie della vita, senza lasciarsi scalfire (apparentemente) da tutto questo male. Perché dico “apparentemente”? Perché ogni persona che vive tutto questo dolore, in una vita sola, cambia inesorabilmente, irrimediabilmente e senza via d’uscita. Comprendere il dolore provocato da tanto coraggio è una lama dritta al cuore e scavata fino al profondo. Toccheremo anche diverse sezioni della sua vita, violenze domestiche, paura della propria casa, l’insicurezza lavorativa, la mancanza di punti fermi e l’avvenimento che molti di noi hanno vissuto o solo percepito in piccola parte.
Sabrina ha colto l’occasione di narrare una situazione che i libri di storia conoscono fin troppo bene e i giovani di oggi forse hanno sentito sussurrare dai genitori ma molta gente ha cicatrici visibili e non. L’Aquila 2009, un terremoto cruento e spietato, persone rimaste senza nulla, un futuro spezzato e una città schiacciata dalla natura violenta. Sentire tutti i pensieri delle persone vissute in tali situazioni, mette i brividi perché abituati ad ascoltarli alla tele in maniera superficiale, paurosamente reali attraverso la scrittura senza veli, dell’autrice.
Un libro fatto per riflettere e comprendere quanto il male che viviamo tutti i giorni, non deve essere il freno a mano del nostro futuro e rimanere saldi sul coraggio che ognuno di noi possiede. Nessuno può dire cosa fare e cosa provare perché non siamo pronti o preparati ad atrocità così grandi, ma come illustra Sabrina Prioli attraverso il suo memoir, possiamo rialzarci e prenderci carico delle nostre responsabilità e con testa alta trovare la forza di superare tutto. Un libro intenso ma pulito di tante descrizioni che potevano rallentare la lettura. Non vi dico che sarà una lettura semplice, anzi, bisogno prenderlo con consapevolezza e fiducia. Io stessa ho atteso molto prima di approcciarmi a questa lettura perché non mi sentivo pronta. Ma vi consiglio di leggerlo perché vi offre mille spunti di riflessione e forza di andare avanti.
Alla prossima dalla CAPPELLAIA MATTA.