51# La vostra voce – Il prigioniero senza volto – Chiara Romanello

Buongiorno cari lettori, oggi inauguriamo una nuova rubrica, “La vostra voce”, un’idea nata in collaborazione con il blog Tra due mondi, per dare voce e spazio ai vostri scritti. Appuntamento fisso ogni martedì e giovedì.

Scheda Tecnica

Trama

Gennaio 1665, Just Bénigne Dauvergne de Saint-Mars giunge nella prigione della cittadella di Pinerolo, di cui è stato nominato governatore, ignaro che il destino legherà la sua vita a quella di un personaggio misterioso conosciuto come la “Maschera di ferro”. Bénigne dovrà diventarne custode e protettore, senza mai venire meno ai suoi doveri di carceriere. Una Pinerolo di fine ‘600 fa da scenario alle vicende che si intrecciano con intrighi di palazzo e segreti di stato inconfessabili. La trama è un continuo susseguirsi di avvenimenti storici caratterizzati da rocamboleschi tentativi di fuga, da morti misteriose, da personaggi di dubbia moralità, da subdoli giochi di potere, da intrighi e colpi di scena che catturano l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina. Chi si cela dietro la maschera? Qual è la sua vera identità? Tutto sarà svelato, in un’originale interpretazione di uno dei grandi misteri insoluti del regno di Luigi XIV.

5 buoni motivi per leggerlo

1 – Per sfatare la credenza che i romanzi storici siano noiosi!
2 – Per scoprire una soluzione originale riguardo l’identità della “Maschera di Ferro”
3 – Per imparare qualcosa di interessante sul regno e la corte di Luigi XIV
4- Per conoscere alcuni personaggi un po’ tralasciati dalla storia
5 – Per farsi trascinare e coinvolgere in una vicenda ricca di avventura, mistero e fascino

Estratti

– Vi stavo aspettando – sussurrò il detenuto, seduto sul letto e girato di schiena come al solito, ma c’era qualcosa di diverso in lui questa volta… era senza maschera.  Saint-Mars richiuse alla svelta la porta dietro alle sue spalle.
–  Volete uccidermi? Erano questi gli ordini a voi impartiti se avessi tolto la maschera, o mi sbaglio? –
La voce… c’era qualcosa in quella voce. Una nota amara, ma più vera, più squillante. Non era più un sussurro, un suono appena udibile, ma un tono cristallino e penetrante.
Saint-Mars capì che non solo era stato il velluto nero a fargli giungere in modo flebile la voce del carcerato, ma vi era una volontà di quest’ultimo di camuffarne il timbro. L’accento inglese adesso si distingueva chiaramente.
–  Non vi sbagliate, quelli erano gli ordini – confermò il carceriere, osservando ciò che prima era nascosto dal tessuto della maschera e che ora si vedeva distintamente. I capelli erano scuri e corti, e lasciavano scoperto il collo lungo, dalla pelle candida come il latte. 
–  Erano? Perché parlate al passato? –
–  Non so chi voi siate, ma non voglio uccidervi! –
–  Nemmeno io so chi sono. –
–  Indossate nuovamente la maschera, ve ne prego. –
–  Potete raccontarmi ogni cosa di voi, mentre io non posso nemmeno  mostrarvi il mio volto? Non mi volterò, a meno che voi non me lo ordiniate. Allora non potrete uccidermi perché avrò semplicemente eseguito un vostro comando e l’unico perseguibile per aver disobbedito sarete voi. –
Il carcerato lo stava ponendo davanti a una scelta: o ordinargli di rimettersi la maschera e vivere il resto della sua vita fantasticando sui tratti del volto di quel detenuto che, probabilmente, sarebbe stato al suo seguito fino a quando la morte se lo sarebbe portato altrove; o dirgli di girarsi e mostrarsi, con la consapevolezza che da quel momento in poi sarebbe stato a conoscenza di un segreto scomodo e pericoloso, che lo avrebbe posto nella condizione di essere prigioniero quanto lo era lui. Tra di loro vi era già un tacito accordo di segretezza per cui le cose accadute lì sarebbero rimaste rinchiuse tra quei muri, esattamente come loro due. Se Saint-Mars si era spinto a raccontare certi aneddoti della sua vita privata a un totale estraneo, era perché aveva previsto (e forse anche sperato) che, prima o poi, avrebbe dovuto prendere una decisione, e sapeva già quale delle due alternative avrebbe scelto. La curiosità era più forte della paura.
–  Mostratevi! –


Una visita in incognito del Ministro della Guerra non poteva che portare brutte notizie e il carceriere temeva quello che avrebbe ascoltato, ma rimase impassibile, non mostrando il suo stato d’animo.
–  Posso offrirvi qualcosa da bere? Un calice di vino? – Louvois fece un segno affermativo con il capo, Saint-Mars si alzò e aprì l’angoliera con la vetrinetta in cui conservava alcune bottiglie. Prese una sola coppa e vi versò il vino.
–  Voi non mi fate compagnia, Saint-Mars? –
–  Mi concedo certi piaceri solo quando non sono in servizio. Non posso permettermi di perdere lucidità – rispose, passandogli il calice e tornando a sedersi.
Louvois sorseggiò il liquido color rubino con tutta calma, fino a lasciare il cristallo limpido con solo una macchia a sporcarne il fondo.
–  Siete un uomo irreprensibile Saint-Mars. In questi anni avete prestato un ottimo servizio a Sua Maestà e alla Francia – affermò, poggiando il calice vuoto sullo scrittoio.
–  Vi ringrazio, ma ho solo svolto il mio dovere sotto le vostre direttive. –
–  E l’avete svolto bene! – sottolineò con enfasi.
Dopodiché si alzò e prese a camminare intorno alla stanza, con le mani dietro la schiena e l’espressione pensierosa.
–  Sapete, credo che battersi per i propri interessi non sia sempre una condotta scorretta quando essa non reca danno al re o al regno, siete d’accordo? –
Saint-Mars non riusciva a capire dove il Ministro stesse cercando di accompagnarlo con quel discorso e alzò un sopracciglio.
–  Scusatemi, temo di non seguirvi. –
Louvois si fermò e lo guardò dritto negli occhi.
–  Sono qui per farvi una proposta, Saint-Mars. Ho in mente un progetto da cui sia io che voi avremo da guadagnare, senza ovviamente scalfire l’autorità del sovrano. –
–  Parlate. – 

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